Premio Letteratura d’Impresa, scelta la cinquina finalista

Il Premio Letteratura d’Impresa 2023, giunto alla sua terza edizione, vuole favorire le produzioni editoriali, con particolare attenzione alla qualità della scrittura, che raccontino e analizzino il mondo dell’impresa...

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Il Premio Letteratura d’Impresa 2023, giunto alla sua terza edizione, vuole favorire le produzioni editoriali, con particolare attenzione alla qualità della scrittura, che raccontino e analizzino il mondo dell’impresa sia sotto l’aspetto tecnologico che delle questioni etiche e filosofiche ad essa connesse.

Il Premio ha lo scopo di favorire una crescita culturale, promuovendo una moderna cultura d’impresa in grado di stimolare lo sviluppo del tessuto industriale italiano ed in particolare delle PMI, nel rispetto di un’etica condivisa da tutti, imprenditori e manager, lavoratori e stakeholder, ciascuno per il proprio ruolo e le proprie responsabilità. Nella convinzione che un sistema generale di valori e identità riconosciuti sia il punto di partenza per costruire insieme un nuovo futuro.

Come da tradizione, il Premio si tiene in occasione del Festival Festival Città Impresa di Vicenza diretto da Raffaella Polato, promosso da ItalyPost e dal Corriere della Sera e in partnership con Fine Foods & Pharmaceuticals.

Si è riunita questo pomeriggio a Vicenza, nella sede di Palazzo Opere Sociali, la Giuria del Premio, che ha selezionato i 5 titoli che accederanno alla fase finale. La scelta della selezione, in diretta streaming, è fruibile anche in digitale (clicca qui per il video).
I volumi scelti sono:

• Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento di Paolo Bricco, edito da Rizzoli;
• La salita dei giganti di Francesco Casolo, edito da Feltrinelli;
• Storia confidenziale dell’editoria italiana di Gian Arturo Ferrari, edito da Marsilio;
• Il quid imprenditoriale di Saverino Salvemini, edito da Egea;
• Al di qua del fiume di Alessandra Selmi, edito da Nord;

A presiedere la Giuria del Premio Antonio Calabrò, presidente Museimpresa, che intervenendo durante l’incontro di selezione della cinquina ha commentato: “Il senso del Premio Letteratura d’Impresa è legato ad una presa d’atto. Negli ultimi dieci anni l’impresa italiana è molto cambiata. Ci troviamo di fronte ad un’evoluzione, più precisamente ad una metamorfosi. E quindi, se un soggetto cambia non può non cambiarne il racconto, parallelamente. Il premio vuole essere un riconoscimento trasversale ai generi letterari tradizionali. La letteratura è fondamentale nell’impresa, parlarne e scriverne non deve sfociare in uno storytelling e nemmeno in una narrazione. Deve raccontare la realtà, autentica. Abbiamo voluto selezionare racconti di idee, di battaglie, di donne e di uomini”.

La giuria era composta inoltre da diverse importanti personalità del mondo dell’impresa, del giornalismo e dell’Università, tra queste: Dario Di Vico, giornalista Corriere della Sera e direttore Festival Città Impresa di Bergamo, Piero Luxardo, presidente Luxardo Spa e docente di Italianistica, Marco Panara, giornalista La Repubblica Affari&Finanza, Paolo Possamai, direttore Comunicazione e relazioni istituzionali Gruppo Save, Francesco Timpano, docente di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Luca Vignaga, amministratore delegato Marzotto Lab, Federico Visentin, presidente e amministratore delegato Gruppo Mevis, presidente Federmeccanica e presidente CUOA Business School e Marco Bettiol, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università di Padova, Elisabetta Bani, prorettore con Delega alla terza missione e ai rapporti con il territorio Università degli studi di Bergamo, Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, Giorgio Ferraris, amministratore delegato Fine Foods & Pharmaceuticals NTM, Enrica Acuto Jacobacci, vicepresidente e amministratore delegato Jacobacci & Partners, Giuseppe Lupo, scrittore, Daniele Manca, vicedirettore Corriere della Sera, Giuditta Marvelli, giornalista Corriere della Sera, Franco Mosconi, docente di Economia Industriale Università di Parma, Ivana Pais, Università Cattolica di Milano e Francesco Vena, amministratore delegato Lucano 1894.

Il Premio Letteratura d’Impresa entra ora nella fase finale: le 5 opere saranno esaminate dalla Giuria dei Lettori, composta da imprenditori, docenti, rappresentanti delle associazioni di categoria e giovani laureandi, chiamati a partecipare alla votazione per decretare il vincitore del Premio in occasione della nuova edizione del Festival Città Impresa di Bergamo, sabato 11 novembre 2023, dove si terrà infatti la Cerimonia di Premiazione del titolo vincitore.

LA CINQUINA FINALISTA: OPERE E AUTORI

Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento di Paolo Bricco (Rizzoli, 2022)
Libro
Adriano Olivetti è un mito dell’industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. È un italiano del Novecento profondamente atipico. In questo libro definitivo, frutto di un decennio di ricerche e di scrittura, Paolo Bricco ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell’Italia tra la fine dell’Ottocento e il boom economico. Questa è, prima di tutto, la storia di un’utopia. Inaugurando nel 1955 la fabbrica di Pozzuoli, Olivetti presenta così gli obiettivi della sua impresa: “La nostra Società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate fra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto”. A questa utopia concreta – almeno in parte realizzata – concorrono condizioni di lavoro per i dipendenti tuttora senza paragoni e la ricerca attiva di una bellezza che coinvolge la meccanica e il design (le macchine per scrivere e le calcolatrici), l’architettura delle fabbriche e l’estetica dei negozi sparsi nel mondo.
Autore
Paolo Bricco è giornalista e saggista, è inviato speciale del “Sole 24 Ore”. Si occupa di storia contemporanea e di storia economica. Ha scritto Olivetti prima e dopo Adriano (L’Ancora del Mediterraneo 2005), L’Olivetti dell’Ingegnere. 1978-1996 (il Mulino 2014), Marchionne lo straniero (Rizzoli 2018, nuova edizio-ne BUR 2020) e Cassa Depositi e Prestiti (il Mulino 2020). Ha un dottorato di ricerca in Economia all’Università di Firenze. Dal 2007 al 2013 è stato membro del Consiglio direttivo dell’Archivio Storico Olivetti. Nel 2016 si è aggiudicato come saggista il Premio Biella Letteratura Industria e nel 2019, come giornalista, il Premiolino.

La salita dei giganti di Francesco Casolo (Feltrinelli, 2022)
Libro
La Belle Époque è alle porte e il cinema sta per essere inventato quando, il 29 agosto 1882, Carlo Menabrea organizza un sontuoso ricevimento per festeggiare l’acquisto di un castello poco lontano da Biella. Nessuno in città ha intenzione di perdersi l’evento, ma pochi sanno che l’origine di tanta fortuna risiede in una scommessa fatta trent’anni prima: il padre di Carlo, Giuseppe, walser di Gressoney, che come i suoi antenati valicava a piedi i ghiacciai per commerciare lana e prodotti di artigianato in Svizzera, ha deciso di puntare tutto su una bevanda, la birra. Quando nel cielo sopra il castello esplodono i fuochi d’artificio che illuminano il cortile a giorno e si riflettono sul volto di Carlo, anche la sua secondogenita Eugenia, che tutti chiamano Genia, avrebbe qualcosa da domandargli: perché, qualche settimana prima, ha insistito perché fosse lei, e non le sue sorelle, ad accompagnarlo in montagna? E perché, raggiunta la vetta, al cospetto dei Giganti del Monte Rosa, ha tanto voluto che lei, a soli sei anni, assaggiasse la birra? Fra amori, gelosie, gloria e cadute – e un destino che, come una valanga, colpisce sempre nello stesso punto –, solo più tardi Genia intuirà quello che suo padre non aveva osato dirle: quel sorso di birra era un rito iniziatico. È lei la prescelta, l’erede designata per portare avanti la tradizione di famiglia, anche se nessuno vuole fare affari con una donna. Per riuscirci Genia dovrà, con l’aiuto della madre, diventare un Gigante, come suo padre e suo nonno e come le montagne ai piedi delle quali sono cresciuti tutti loro.
Autore
Francesco Casolo è milanese, appassionato di viaggi e natura. È docente di Storia del cinema e ha pubblicato Didattica delle attività motorie per l’età evolutiva. È coautore con Robert Peroni di Dove il vento grida più forte. La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci, I colori del ghiaccio. Viaggio nel cuore della Groenlandia e altri misteri della terra degli inuit e In quei giorni di tempesta. Nel 2018 ha scritto con Michele Freppaz I giorni della neve (Dea Planeta). Insieme ad Alì Ehsani ha scritto Stanotte guardiamo le stelle (Feltrinelli, 2016) e I ragazzi hanno grandi sogni (Feltrinelli, 2018). Nel 2022 ha pubblicato con Feltrinelli La salita dei giganti. La saga dei Menabrea.

Storia confidenziale dell’editoria italiana di Gian Arturo Ferrari (Marsilio 2022)
Libro
Chi racconta questa storia di scrittori e editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie è stato un protagonista dell’editoria italiana del Novecento. Ha lavorato in case editrici medie e grandissime, si è occupato di patrie lettere e letterature straniere, soprattutto ha incontrato persone e cose, attraversato epoche, inventato collane, assunto e licenziato. Chi racconta somiglia abbastanza all’editoria italiana, elegante e iraconda, generosa e umbratile, colta e commerciale. Perché l’editoria, si legge in queste pagine, è figlia dell’intellettualità e del commercio, non appartenendo in fondo a nessuno dei due. E poi, annosa questione, sono gli editori capitani d’azienda? Esistono ancora come i primi trent’anni del Novecento ce li hanno consegnati? Chi racconta ricostruisce con passione e puntualità una storia che si suppone magmatica, casuale, con accelerazioni improvvise e sacche, costellata di invidie e affetti, rabbie e riconciliazioni, amori e antipatie. Chi racconta sa che attraverso l’editoria si può raccontare la storia d’Italia, quella tra le due guerre e quella degli anni di piombo, quella dei magnifici anni Ottanta e la più recente, quando i protagonisti sono forse meno eroici ma più inattesi. Con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con occhi distanti e nel contempo vicinissimi, Gian Arturo Ferrari ci accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono.
Autore
Gian Arturo Ferrari, dopo la laurea in Lettere Classiche all’Università di Pavia Ferrari si è dedicato, dal 1974 al 1989, all’insegnamento universitario come Professore Incaricato di Storia della Scienza e poi Associato di Storia del Pensiero Scientifico presso l’ Università di Pavia. Ferrari ha maturato successivamente una forte esperienza in ambito editoriale e culturale, riconosciuta a livello internazionale; ha iniziato il proprio percorso professionale presso la casa editrice Boringhieri in qualità di assistente dell’editore. Successivamente è diventato Direttore Libri alla Rizzoli, per poi entrare in Mondadori nel 1997. Dal 1997 al 2009 direttore generale della divisione Libri Mondadori. Dal 2010 al 2014 ha presieduto il Centro per il libro e la lettura, presso il ministero dei Beni e delle Attività culturali. Dal 2015 al 2018 è stato vicepresidente di Mondadori Libri. Nel 2020 esce per Feltrinelli Ragazzo Italiano. Del 2022 invece un saggio dedicato proprio all’editoria: Storia confidenziale dell’editoria in Italia, pubblicato da Marsilio.

Il quid imprenditoriale di Severino Salvemini (Egea, 2022)
Libro
L’Italia è la patria della bellezza, tempio dell’arte e di una cultura millenaria. «Bel Paese» per antonomasia, il nostro è altresì il paese del «ben fatto», culla di quella passione per il fare che i nostri artigiani hanno saputo rendere uno stile di vita e, al tempo stesso, la più autentica ragione di successo del Made in Italy. Ma che cos’è il Made in Italy? Fermarsi al mero slogan ci impedisce di cogliere i tratti distintivi di un fenomeno complesso che ha permesso alle nostre imprese di temperare il tecnologismo della globalizzazione con un nuovo umanesimo all’insegna del gusto e della creatività, e di sostituire alla filosofia finanziaria anglosassone uno stile di management tutto italiano. Per comprendere questa «inafferrabile composizione chimica» Salvemini sceglie di raccontare 53 storie esemplari di aziende che hanno fatto dell’eccellenza la loro bandiera. Dalle sue pagine emerge un ritratto a tutto tondo degli ingredienti del primato internazionale del Made in Italy: prodotti di qualità e alta gamma, la cui progettazione implica una forte valenza estetica e un «saper fare» che pochi altri Paesi sanno attivare; una classe imprenditoriale eccellente che sa aggiungere alla razionalità dell’operare l’intuizione, la passione e il sentimento; una capacità manifatturiera diffusa, legata spesso a doppio filo con aree geografiche ben definite e oggetto di una conoscenza tacita difficilmente imitabile; una governance che si alimenta del rapporto fecondo con il territorio e nella quale un ruolo centrale è giocato dalla famiglia dell’imprenditore nel dipanarsi della sua storia generazionale.
Autore
Saverino Salvemini è laureato presso l’Università commerciale Luigi Bocconi, dal 1993 vi insegna Organizzazione aziendale. Qui ha anche ricoperto la carica di Prorettore (1998-2002) e di presidente della Scuola di Direzione Aziendale (2003-2007). Esperto di economia delle istituzioni culturali, ha insegnato anche in altre università italiane e straniere e scritto molti volumi in tema di organizzazione aziendale. È inoltre editorialista del Corriere della Sera dal 1990 e di L’Espresso dal 2000. Tra le sue pubblicazioni Artwork & network. Reti organizzative e alleanze per lo sviluppo dell’industria culturale (con Giuseppe Soda, Egea), Il manager al buio. Da Benvenuti al Sud a Il discorso del Re: quando il cinema racconta l’economia (con Gianni Canova, Rizzoli Etas), Prego, farsi riconoscere al citofono (con Beppe Severgnini e Philippe Daverio, Skira).

Al di qua del fiume di Alessandra Selmi (Nord, 2022)
Libro
È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all’avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d’Adda. Come la famiglia Malberti, l’anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie… Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell’azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l’abisso sociale che li divide, tra i due s’instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi – forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti – rischieranno di perdere tutto. Fino all’avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso.
Autrice
Alessandra Selmi è una scrittrice ed editor italiana. Ha collaborato come editor con diverse case editrici, e` titolare dell’agenzia letteraria Lorem Ipsum, dove si occupa di scouting ed editing, insegna Scrittura editoriale nell’ambito dei master dell’Universita` Cattolica di Milano. Dalla sua esperienza sono nati i libri E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor (Editrice Bibliografica, 2014) e Come pubblicare un giallo senza ammazzare l’editore (Editrice Bibliografica 2016). La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon è il suo primo romanzo, edito da Baldini e Castoldi nel 2015, cui sono seguiti Le origini del potere. La saga di Giulio II, il papa guerriero (2020) e Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi (2022) entrambi pubblicati da Nord.

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