Al San Gerardo bimba ucraina affetta da malattia rara

Scappata dalla guerra ma con una malattia rara che in Ucraina non è stato possibile curare. È arrivata all’ospedale San Gerardo di Monza con il gesso e l’impossibilità...

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Scappata dalla guerra ma con una malattia rara che in Ucraina non è stato possibile curare. È arrivata all’ospedale San Gerardo di Monza con il gesso e l’impossibilità nel suo Paese di avere cure appropriate a causa del conflitto bellico.

Si tratta di una bambina di 3 anni e 8 mesi, affetta da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica rara caratterizzata da una  estrema fragilità ossea che porta a fratture multiple con minimi traumi in tutti i distretti corporei.

Nei primi giorni di marzo la piccola si è procurata una frattura al femore ed è stata ingessata. Poi con la famiglia ha dovuto abbandonare tutto. Venuto a sapere del suo caso, Leonardo Panzeri presidente di d As.It.O.I., Associazione italiana osteogenesi imperfetta, si è messo in contatto con i professionisti del San Gerardo per occuparsi del caso, in particolare con il dott. Andrea Cossio, responsabile dell’Unità semplice di Ortopedia pediatrica, che fa parte della Clinica Ortopedica diretta dal prof. Giovanni Zatti.

Circa sette giorni fa, il dott. Cossio ha valutato la bimba, sottoponendola ad esami strumentali che hanno messo in evidenza una frattura di femore scomposta con esiti mal consolidati di precedenti fratture.

La paziente attualmente è in trattamento con un gesso pelvi podalico. “A breve eseguiremo un delicato intervento di riallineamento dell’asse corretto del femore – spiega il dott. Cossio – attraverso delle osteotomie e a sua sintesi con un chiodo telescopico che permette di proteggere il femore da future fratture garantendo contemporaneamente la possibilità al femore di crescere in maniera corretta”.

“Non solo la competenza che contraddistingue l’Ospedale San Gerardo anche nel campo delle malattie rare – sottolinea il Direttore Generale della ASST Monza Silvano Casazza – ma il risvolto umano dei nostri professionisti nell’accoglienza, soprattutto in una vicenda come questa che vede coinvolta una bambina così piccola. Nel caso dei profughi ucraini rispondiamo curando chi lo necessita, all’interno dei percorsi previsti a livello nazionale e regionale”

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