Parco Sud: la biodiversità è garantita dagli agricoltori

“E’ un 5 a 4 che la dice lunga sulla spaccatura nel Comitato tecnico del Parco Sud, che votando così non ha tenuto minimamente in considerazione la posizione...

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“E’ un 5 a 4 che la dice lunga sulla spaccatura nel Comitato tecnico del Parco Sud, che votando così non ha tenuto minimamente in considerazione la posizione di netta contrarietà espressa dalla stragrande maggioranza del mondo agricolo. E’ paradossale che a dare un voto favorevole sia stato proprio chi per il ruolo che ricopre dovrebbe rappresentare le istanze di tutti gli agricoltori. Siamo quindi a rinnovare la richiesta di dimissioni del signor Dario Olivero”. Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, commenta così l’esito dell’ultima riunione del Comitato tecnico agricolo (Cta) del Parco Agricolo Sud Milano, che con 5 voti a favore e 4 contrari si è espresso sulla trasformazione in aree naturali di quasi 9 mila ettari del Parco, la gran parte dei quali oggi coltivati.

Nel Cta – precisa la Coldiretti interprovinciale – siedono un componente ciascuno di Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori, uno di Regione Lombardia, uno del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, un esperto voluto dal Consiglio direttivo, un rappresentante indicato dall’Ordine degli agronomi e dal Collegio dei periti agrari e un componente scelto dal Carabinieri forestali. A presiedere il Comitato è Dario Olivero che, pur essendo a sua volta di nomina Cia, nel direttivo del Parco è stato scelto dal Consiglio di Città metropolitana per rappresentare tutte le associazioni agricole.

“Nel Comitato il “no” alla proposta di trasformazione – ricorda Alessandro Rota – è stato espresso dai tecnici delle associazioni agricole che rappresentano la maggioranza delle aziende coinvolte; ha invece votato “sì” l’esponente della Cia. Tra l’altro – chiarisce ancora il Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – il Consiglio direttivo del Parco ha chiesto al Comitato un parere sul nulla, perché non ci sono ancora linee guida chiare e neppure una bozza di regolamento delle aree naturali. In pratica, è stato chiesto di votare alla cieca, senza spiegare cosa accadrà alle imprese agricole che si ritroveranno nelle nuove perimetrazioni. Di certo c’è solo che decadranno i piani di contenimento della fauna selvatica e delle specie nocive”.

“Il progetto di trasformazione delle aree agricole in aree naturali non è una priorità – dice Alessandro Rota – Le nostre aziende vanno sostenute e non penalizzate, per affrontare le sfide del mercato continuando a garantire produzioni di eccellenza e un cibo di qualità, anche di fronte alla crisi causata dall’emergenza coronavirus. Del resto – conclude il Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – per difendere questo territorio non c’è bisogno di nuove aree naturali: la straordinaria biodiversità del Parco è garantita dalla presenza degli agricoltori milanesi. Se non ci fossero i nostri imprenditori, che con il loro lavoro preservano l’ambiente rurale, non ci sarebbe nemmeno un Parco Agricolo”.

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