Dopo il Coronavirus dobbiamo osare oltre le nostre forze

di Alberto Comuzzi – Proseguiamo la nostra corsa ideale nell’agitato dibattito su che cosa fare appena fuori dalla tragedia di covid19. Innanzi tutto non dimentichiamo che la pandemia...

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di Alberto Comuzzi – Proseguiamo la nostra corsa ideale nell’agitato dibattito su che cosa fare appena fuori dalla tragedia di covid19. Innanzi tutto non dimentichiamo che la pandemia è diventata tale per precise responsabilità del governo cinese. Un suo comportamento onesto e trasparente avrebbe evitato migliaia di morti in tutto il mondo.

A un regime totalitario che manifesta chiari intenti egemonici ci si oppone senza tentennamenti. I Paesi occidentali non possono andare a trattare singolarmente con Pechino la cui nomenclatura deve velocemente convincersi che non può più godere dei vantaggi di cui fino ad oggi ha goduto, per esempio, nel commercio internazionale.

L’Italia – con in testa regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – ha dimostrato di avere le competenze per tornare a rilanciare il proprio sviluppo. In una decina di giorni a Bergamo e a Milano sono stati realizzati due ospedali grazie al cervello e alle braccia di un pugno di italiani e all’immensa generosità degli Alpini, che Accademia della Crusca e Accademia dei Lincei dovrebbero imporre di scrivere sempre con la “A” maiuscola.

Non s’è trattato di un miracolo, ma dell’italica genialità e laboriosità liberate dalle pastoie di una burocrazia tanto inefficiente quanto becera. Quanti morti di covid19 sono da ascriverle? La dimostrazione di ciò che il nostro Paese è in grado di fare è sotto gli occhi di tutti.

Ci voleva probabilmente il coronavirus per mettere in luce le nostre potenzialità, per risvegliarci da quel torpore in cui ci siamo abbandonati da almeno quattro lustri. L’Italia deve tornare a dare all’industria il posto che le compete e, senza timori riverenziali verso competitori stranieri, deve sostenere con vigore i prodotti enogastronomici e dell’agroalimentare che sono eccellenze a livello mondiale.

Se dei nostri laureati fanno incetta Paesi di tutti i continenti qualcosa vorrà pur dire, o no? Ha opportunamente osservato Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, che «nel Paese e anche del nostro territorio ci sono aziende che stanno lavorando proprio per produrre quanto serve ad affrontare l’emergenza: dai farmaci ai disinfettanti con la loro catena produttiva, dai componenti per macchinari alle strumentazioni mediche, fino a quanto necessario alla realizzazione dei nuovi ospedali, concretizzati a tempo record.

Le regole che ci siamo dati per gestire queste settimane in sicurezza accompagneranno la nostra attività per diverso tempo ancora, probabilmente, e su questo punto ci siamo presi un impegno preciso. Ma bisogna anche tenere conto, nello stabilire le priorità per la riapertura che sarà presumibilmente graduale, che è il manifatturiero il vero patrimonio del nostro Paese e che sul manifatturiero si regge la sua economia».

È una voce, la sua, di un imprenditore che come tantissimi altri sono i veri produttori di ricchezza del nostro Paese. Questa tremenda pandemia ci deve riportare alla realtà e a dare il giusto valore alle cose, ma soprattutto alle persone. A tutela dell’intera società vanno ripristinati i meccanismi della meritocrazia, in tutti i settori.

Le classi dirigenti vanno selezionate in modo che ai vertici accedano i più preparati. Nepotismo e ascensori sociali basati sull’appartenenza ideologica devono essere drasticamente compressi.

Dobbiamo tornare a svolgere i nostri rispettivi ruoli, senza invasioni di campo. I primi a dare il buon esempio dovrebbero essere i giornalisti chiamati a dare le notizie e a distinguerle, molto bene, dai commenti. Così i comici si limitino a far ridere il pubblico, se ne sono capaci; e non si improvvisino capi popolo o maestri di pensiero.

Dobbiamo riprendere il buon senso e lo spirito di sacrificio dei nostri padri, la generazione che ha creato gran parte di quel benessere di cui tuttora godiamo. È un compito che ci è facilitato dalla presenza della Chiesa, un’entità che, comunque la si giudichi, ha nel proprio Dna il bene autentico dell’uomo; un’entità che è opera divina come credono i suoi fedeli, 1,285 miliardi di persone nel mondo.

“Osare oltre le proprie forze” (maiora viribus audere) è il motto del 3° Bersaglieri, il reggimento più decorato d’Italia; ecco potrebbe essere questa massima un’ispirazione per far riprendere il nostro Paese dalla pandemia.

Foto di RÜŞTÜ BOZKUŞ da Pixabay

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