“Quel giorno a Gerusalemme”: la prima visita di un Papa

di Gabriella Stucchi –  «Con il viaggio in Terra Santa, Montini aprì la strada e, dopo Giovanni Paolo II e papa Ratzinger, Francesco ne ha allargato a dismisura gli...

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di Gabriella Stucchi –  «Con il viaggio in Terra Santa, Montini aprì la strada e, dopo Giovanni Paolo II e papa Ratzinger, Francesco ne ha allargato a dismisura gli orizzonti». Sono le parole con cui Massimo Enrico Milone, Responsabile Rai Vaticano, introduce il libro, sottolineando la lungimiranza di Paolo VI, proprio quando ci si accinge a celebrare la sua canonizzazione.

Anche il padre francescano Francesco Patton, Custode di Terra Santa, rileva l’importanza di quella “prima visita” di un Papa “alle sorgenti della fede” che cambierà la storia della Chiesa.

Prima di iniziare la descrizione del viaggio, avvenuto il 4 gennaio 1964, durante il Concilio Vaticano II, l’autore evidenzia la novità della scelta che cambia la comunicazione dei papi (è il primo papa che viaggia in aereo, seguito da molti cronisti e dalle trasmissioni Rai) e che apre all’ecumenismo. Da allora, infatti saranno nove i viaggi internazionali di Paolo VI, in tutti i continenti: India, Turchia, Colombia, persino Estremo Oriente e Oceania, poi Africa e Uganda.

Paolo VI scende sulle rive del fiume Giordano, dove Gesù ricevette il Battesimo e rimane in silenzio a pregare, circondato da una piccola folla; poi si dirige a Betania, la città di Lazzaro; poi in macchina verso Gerusalemme; sale verso il Santo Sepolcro, le cui chiavi sono custodite da una famiglia musulmana, mentre una guardia araba sorveglia. Celebra la prima Messa di un Papa in Terra Santa, chiedendo perdono per tutti, anche per la Chiesa.

Il secondo giorno Paolo VI entra in Israele, incontra il presidente, visita la Grotta dell’Annunciazione, il Lago di Tiberiade, il Monte delle Beatitudini, scende nella Cripta della Vestizione, dove secondo la tradizione morì la Vergine. Arriva quindi al Monte degli Ulivi. Qui avviene l’incontro con il patriarca di Costantinopoli, Atenagora I: commovente, con un lungo abbraccio, con la recita insieme del Padre nostro in greco e in latino, tra l’entusiasmo della gente. Da questo momento le Chiese d’Occidente e d’Oriente instaureranno un dialogo continuo.

Il terzo giorno il Papa va a Betlemme e nella Grotta che contiene la mangiatoia parla al mondo, sottolineando che il cristianesimo non è estraneo al mondo. A Gerusalemme Montini visita un arabo cattolico povero e infermo. Un’altra visita ad Atenagora, con uno scambio di doni, poi la partenza dall’aeroporto, dove riceve il saluto dal re Husayn. Arrivo a Ciampino la sera del sei gennaio, accolto da migliaia di romani. «È forse un inizio di nuovi eventi che possono essere grandi e benefici per la Chiesa e l’umanità» dice il papa affacciandosi alla finestra degli appartamenti papali.

Il viaggio di papa Francesco in Terra Santa compiuto cinquant’anni dopo è segnato da grandi cambiamenti, non solo di carattere politico-religioso, ma anche di comunicazione. Francesco è raggiunto sugli smartphone, sul suo account Twitter, mentre a Roma si realizza la riforma dei media vaticani, con la creazione del nuovo Dicastero per la Comunicazione. I video del Papa sono sui social e sono guardati in Rete da oltre cento milioni di persone. Un modo nuovo di evangelizzazione, da cui però Francesco mette in guardia, affrontando il problema delle fake news nella Giornata delle Comunicazioni Sociali 2018. Da qui l’invito a un “giornalismo di pace” che “generi fiducia”.

Viene poi tratteggiato il viaggio di papa Francesco in Terra Santa, il 24 maggio 2014. Oltre all’incontro ecumenico con il patriarca Bartolomeo I, due immagini restano impresse nella memoria: la carezza al Muro che divide Gerusalemme e Betlemme e la preghiera per le atrocità compiute dall’uomo al memoriale dell’Olocausto. Forte l’appello perché «Gerusalemme sia veramente la città della pace». Cosa che non è ancora raggiunta, anzi…la Comunità internazionale non riconosce l’annessione di Gerusalemme est a Israele, né la scelta dello Stato ebraico di considerarla sua capitale. Donald Trump ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme provocando accese polemiche. Nella città si compiono discriminazioni gravi a danno delle popolazioni. Il processo di pace è ancora lungo e difficile.

Nella seconda parte del libro è riportata la testimonianza di Dino Buzzati sul Corriere della Sera riguardo al viaggio di Paolo VI: emozioni, incontri con autorità, scambio di discorsi… Segue quella di Giorgio Bocca sul Giorno, infine il documentario di Ermanno Olmi attraverso la Rai.

Nel capitolo V sono raccolti i discorsi di papa Paolo VI (alcuni in francese, altri in latino o in italiano) e quelli di papa Francesco, con la Conferenza stampa durante il volo di ritorno.

Due sono gli elementi che valorizzano il libro: il primo esprime i valori di quel viaggio, che Montini dichiarò “di importanza storica”, perché poteva essere “inizio di eventi grandi e benefici per l’umanità”. Il secondo, attraverso la figura di Francesco, rileva i cambiamenti avvenuti dopo cinquant’anni sotto ogni aspetto, non ultimo quello relativo alla comunicazione.

L’autore riferisce quindi un tratto di storia non solo religiosa, ma anche politica e sociale, con le note tipiche che caratterizzano ogni protagonista ed ogni Paese.

Massimo Enrico Milone “Quel giorno a Gerusalemme” – Paoline- euro 15.00

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