La Villa Reale lilla contro i disturbi alimentari

La Villa Reale di Monza si colora di lilla per una notte. Accadrà lunedì 15 marzo in occasione della giornata nazionale del «Fiocchetto Lilla» che ha l’obiettivo di contrastare...

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La Villa Reale di Monza si colora di lilla per una notte. Accadrà lunedì 15 marzo in occasione della giornata nazionale del «Fiocchetto Lilla» che ha l’obiettivo di contrastare i disturbi del comportamento alimentare.

«Con l’adesione alla giornata del “Fiocchetto Lilla” – ha dichiarato il Sindaco Dario Allevi – vogliamo rilanciare sul territorio un messaggio importante per contribuire a combattere una patologia che interessa un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani, in un momento di grande espansione dei disturbi alimentari anche a causa della pandemia. Ragazze e ragazzi che, con il lockdown e le misure restrittive per contenere il Covid, sono spesso soli con le loro paure e le loro incertezze. In questo momento l’isolamento dei giovani è la malattia peggiore che dobbiamo combattere tutti insieme – scuola, famiglie e Istituzioni – perché spesso è il campanello di allarme rispetto allo sviluppo di altre patologie, a partire dai disturbi alimentari».

Il tema dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione presenta un impatto generazionale profondo. Si tratta, infatti, della seconda causa di morte della popolazione femminile italiana adolescente dopo gli incidenti stradali e colpisce un numero crescente di giovani. In prevalenza sono interessati l’1% delle adolescenti per anoressia nervosa e il 3% per bulimia nervosa; forme sub-cliniche caratterizzate da una minore gravità del quadro sembrano colpire mediamente il 10 per cento dei soggetti di sesso femminile.

In adolescenza, il rapporto maschi/femmine per anoressia nervosa è di 1 a 9. In Italia, le donne con anoressia sarebbero circa 25 mila, mentre quelle con bulimia circa 100 mila.

I dati relativi a queste patologie sono sensibilmente peggiorati durante la pandemia, complici soprattutto il lockdown e la solitudine prodotta dalla didattica a distanza, con un numero di casi che nell’ultimo semestre è più che raddoppiato e ha interessato prevalentemente gli studenti di età di 14 e 15 anni.

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