Dal trasformismo al governo solo danni per l’Italia

di Alberto Comuzzi – «Il trasformismo si avvia a divenire il vero principio costitutivo del sistema politico italiano. Perfettamente simboleggiato, direi, da un Presidente del Consiglio che solo...

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di Alberto Comuzzi – «Il trasformismo si avvia a divenire il vero principio costitutivo del sistema politico italiano. Perfettamente simboleggiato, direi, da un Presidente del Consiglio che solo poco più di due anni fa era uno sconosciuto privo di qualsiasi appartenenza politica, il quale ancora oggi appare fiero di non averne nessuna, ma che ciò nonostante in un biennio ha presieduto due governi successivi formati da due maggioranze diverse e opposte. Non solo un caso abbastanza unico nella storia delle democrazie occidentali ma, verrebbe da dire, quasi la forma più alta e compiuta di un trasformismo politico che si possa immaginare».

Con queste parole, nell’editoriale scritto per il “Correre della sera” giovedì 20 Agosto, Ernesto Galli della Loggia tratteggiava la figura del nostro Primo Ministro, votato a perdere la propria identità politica pur di mantenere il potere: fulgido esempio di perfetto trasformista.

Ci fa piacere essere in sintonia con uno storico e accademico come Galli della Loggia perché – lo diciamo senza falsa modestia, ma anzi, con un pizzico d’orgoglio – al trasformismo di Giuseppe Conte avevamo dedicato il nostro precedente editoriale del 7 Agosto.

Purtroppo il trasformismo di buona parte del nostro ceto politico ha delle conseguenze profondamente deleterie per noi italiani.Intendiamoci: è vero che solo uno stupido non cambia mai opinione, ma quando si cambia opinione troppo spesso o, peggio, unicamente per mantenere privilegi immeritati, si finisce fatalmente per perdere, oltre alla reputazione, l’altrui stima.

Ad alimentare quel sentimento di ostilità verso la politica, che è evidente in gran parte dell’opinione pubblica, sono proprio quei deputati che più si distinguono (a parole, non nei comportamenti) nel denunciare quelli che, a loro dire, sarebbero gli sprechi e gli abusi di un vecchio modo d’interpretare l’azione politica. Insomma, per costoro, i vecchi partiti sono superati, sterili e dannosi, mentre il nuovo che avanza, il Movimento 5Stelle, è il bene per il Paese. No comment. Aspettiamo di vedere come voteranno quei nostri connazionali chiamati alle urne i prossimi 20 e 21 Settembre (sempre che sia concesso a loro di votare).

Noi crediamo, insieme a Marco Giorgioni, presidente di Compagnia delle opere di Lecco-Sondrio, che «la migliore politica non sia quella fatta di sogni e promesse, ma quella che con realismo inizia valorizzando e rispettando quanto già c’è, quanto le persone liberamente ma responsabilmente hanno costruito e costruiscono». Inoltre, “rubando” le parole del manifesto di Cdo sottoscritte da Giorgioni, «non crediamo nella politica del “nuovo” e del “cambiamento” fini a sé stessi; crediamo innanzitutto che politica sia saper ascoltare ed esprimere le esigenze del popolo. Per questo un politico prima di tutto deve appartenere. Crediamo che ancora oggi, nel vuoto di un sistema incapace di visione e ideali e quindi di realismo, la dottrina sociale della Chiesa esprima modalità adeguate di lavorare per il bene comune e per raccogliere l’invito ai cattolici di Papa Francesco a non “stare a guardare dal balcone”».

Proprio perché siamo convinti – come affermò Pio XI, papa Achille Ratti (1857-1939), ai dirigenti della Federazione Universitaria Cattolica il 18 Dicembre 1927 – che «la politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio», non possiamo transigere sulle qualità di chi intende praticarla. Mancanza di valori e impreparazione di chi guida il Paese sono alla base dei guai in cui siamo immersi. La prospettiva, per rimetterci in piedi, è scegliere rappresentanti dotati di etica politica.

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