Primo maggio, la Festa del lavoro che non c’è

di Donatella Salambat – Il lavoro serve per produrre ricchezza, individuale o generale, ma se non c’è? Il lavoro non deve aiutarci a progredire, a diventare migliori? Qualsiasi...

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di Donatella Salambat – Il lavoro serve per produrre ricchezza, individuale o generale, ma se non c’è? Il lavoro non deve aiutarci a progredire, a diventare migliori? Qualsiasi attività intrapresa che promuova l’uomo non è già per sua natura dignitosa?

Sono domande spontanee che dovremmo porci in questo periodo in cui viviamo attanagliati da una crisi sanitaria ed economica esplosa in tutto il mondo. Una crisi che avrà conseguenze sociali pesanti e che sta già provocando squilibri in molte persone. Molti oggi svolgono professioni che nessuno avrebbe immaginato mai di svolgere.

Il mondo del lavoro è rapidamente cambiato sotto i nostri occhi. Alcune attività sono già state soppiantate dal digitale, che avanza annientando interi comparti produttivi e offrendo sbocchi a nuove figure altamente specializzate come i Seo e i Social media manager. Sempre più sentiamo parlare di digitalizzazione e di ecosostenibilità.

Nel 2020, anno legato alla pandemia, è esploso l’e-commerce, il settore delle vendite online che riguarda diverse figure professionali, ma che ha bisogno di corrette piattaforme digitali.

È nato un nuovo tipo di marketing che si sviluppa sempre più attraverso il web e i social network, mentre acquista sempre più importanza il settore della cyber sicurezza informatica.

La disoccupazione, per chi non ha un alto grado di specializzazione, è in continua crescita. Il Primo Maggio potrebbe essere un’occasione per ricordare l’importanza del lavoro e rimettere nella sua giusta dimensione lo smart-working, che non può essere la risoluzione per il rilancio produttivo dell’Italia.

La Festa del lavoro celebra i lavoratori, ma spesso oscura o dimentica i disoccupati, i sottoccupati, i cassintegrati, chi lavora con contratti a termine e chi vede, giorno dopo giorno, la propria professionalità impoverirsi, per non parlare di coloro che sono costretti a emettere fatture sempre più basse o di quelli che, in questo giorno, meditano di chiudere la propria attività.

Non si tratta di ostacolare il progresso e il nuovo che avanza, ma forse dovremmo pensare a rimettere al centro di ogni attività la persona che, da sempre, è la vera risorsa di ogni azienda. È la creatività e l’esperienza dell’uomo a rendere possibile lo sviluppo di ogni impresa.

Papa Francesco, non casualmente, insiste molto sulla dignità dell’uomo legata al suo lavoro. Le macchine sono un prezioso alleato dell’uomo, ma non possono e non devono sostituirlo. Ri-umanizziamoci e umanizziamo il mondo o scompariremo.

Foto di Sara Vaccari da Pixabay

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