La Cina accusata di genocidio

«Il Parlamento canadese ha votato all’unanimità per dichiarare il trattamento riservato dalla Cina ai cittadini di minoranza uigura “un genocidio”». Ne dà notizia l’Istituto per gli studi di...

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«Il Parlamento canadese ha votato all’unanimità per dichiarare il trattamento riservato dalla Cina ai cittadini di minoranza uigura “un genocidio”». Ne dà notizia l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

«La mozione, passata 266 a 0, è stata sostenuta da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione e da una manciata di legislatori del partito liberale al governo», prosegue la Nota.

«Il Parlamento canadese ha votato all’unanimità per dichiarare il trattamento riservato dalla Cina ai cittadini di minoranza uigura “un genocidio”». Ne dà notizia una nota dell’Istituto per gli studi di politica internazionale questa mattina, mercoledì 24 Febbraio.

«La mozione, passata 266 a 0, è stata sostenuta da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione e da una manciata di legislatori del partito liberale al governo», prosegue la Nota.

«Il primo ministro Justin Trudeau e la maggior parte dei membri del suo gabinetto si sono astenuti. La mozione approvata fa del Canada il secondo Paese, dopo gli Stati Uniti,ad accusare formalmente la Cina di genocidio. I legislatori hanno anche approvato un emendamento per invitare il Comitato olimpico internazionale a trasferire le Olimpiadi invernali del 2022, organizzate a Pechino, “se il governo cinese perpetua questo genocidio”. Intervenendo prima del voto, la leader di opposizione Erin O’Toole ha detto che è necessario inviare un “segnale chiaro e inequivocabile del fatto che ci batteremo per i diritti umanianche se ciò significa sacrificare qualche opportunità economica”.

Il voto canadese ha portato alla ribalta i promotori di un’iniziativa simile anche al parlamento britannico e il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab ha denunciato “violazioni dei diritti umani su scala industriale” nello Xinjiang. Non si è fatta attendere la risposta di Pechino che ha definito “bugie inventate” quelle relative al genocidio degli uiguri e invitato l’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet a visitare la regione nord-occidentale. Se l’accusa di genocidio comporta conseguenze misurate sul piano legale, il ricorso al termine comporta ancora uno stigma molto potente, in un momento in cui Pechino sente crescere su di sé la pressione internazionale».

Nella provincia cinese dello Xinjiang vivono 12,5 milioni di uiguri, una minoranza di fede musulmana. Un milione di questi è internata in 380 “campi di rieducazione” (oligay) allestiti dalle Autorità di Pechino.

Che i vertici europei siano in imbarazzo è un fatto oggettivo. Si tratta ora di verificare soprattutto quale sarà l’atteggiamento degli imprenditori del Vecchio Continente che fanno affari con la Cina. «Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat il volume degli scambi commerciali del Vecchio continente con la potenza asiatica ha superato quello con gli Stati Uniti», si legge ancora nella Nota dell’Ispi.

«Inoltre, pur condividendo le preoccupazioni degli alleati sulle pratiche commerciali e tecnologiche scorrette di Pechino, alla fine dello scorso anno l’Ue ha finalizzato un accordo di investimento con la Cina – considerata un “concorrente strategico” e un “rivale sistemico” – volto a promuovere l’accesso al mercato asiatico. Un accordo che Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari internazionali, ha giustificato sostenendo che il commercio “è altra cosa rispetto alla repressione nello Xinjiang o a Hong Kong”. Una difesa che non nasconde il dilemma dell’Europa, istintivamente multilateralista, ma ormai conscia che priorità e valori di Pechino non coincidono con i propri».

(credit Ispinonline)

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