Si attenua il virus di Wuhan ma riprendono i contrasti nel nord di Israele

di Giuseppe Morabito Domenica scorsa 19 Luglio,  le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato un drone in ingresso nello spazio aereo israeliano e proveniente dal Libano. L’IDF...

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di Giuseppe Morabito Domenica scorsa 19 Luglio,  le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato un drone in ingresso nello spazio aereo israeliano e proveniente dal Libano.

L’IDF ha comunicato di aver neutralizzato il drone usando una tecnologia in suo possesso di assoluta avanguardia e, secondo le prime valutazioni, lo scopo del drone intercettato sembra essere stato la sorveglianza piuttosto che l’attacco a strutture israeliane.

Secondo i media dell’area il sistema di difesa di Tel Aviv avrebbe preso il controllo del dispositivo in forma elettronica, infatti, già lo scorso anno, una società israeliana aveva confermato di aver sviluppato una capacità anti drone in grado di prendere il controllo dei droni avversari e farli atterrare ovunque oppure di riutilizzarli contro chi li avesse inviati in missione ostile. Una tecnologia che potenzialmente rende anche possibile sia riutilizzarli dopo l’intercettazione e la cattura sia estrarre/entrare in possesso di tutti i dati raccolti dal drone prima della sua intercettazione.

La zona di confine tra Israele e Libano era stata “tranquilla” nelle ultime settimane, dopo che Hezbollah e l’IDF all’inizio di quest’anno in piena crisi da virus di Wuhan si erano scambiati minacce reciproche. Tutto questo nonostante che Israele e i suoi vicini siano palesemente preoccupati di combattere gli effetti del virus. Anche quando l’attenzione del governo, e gran parte degli sforzi dell’esercito israeliano, sono investiti nella lotta contro COVID-19, Israele non si è, comunque, discostato dalle “linee rosse” che ha deciso nel nord del paese per almeno rallentare Hezbollah dall’ottenere armi avanzate, in particolare i sistemi di precisione, impedire all’esercito iraniano di prendere piede in Siria e impedire a Hezbollah e ai gruppi filo-iraniani di dispiegarsi lungo il confine siriano sulle alture del Golan.

Infatti, la neutralizzazione del generale, capo della guardia repubblicana di Teheran e cuore della falange terroristica iraniana, Soleimani, all’inizio di Gennaio, ha danneggiato la capacità dell’Iran di condurre azioni terroristiche ambiziose nel nord di Israele e il virus ha inferto un duro colpo all’Iran stesso. Il terribile stato dell’economia del Libano ha, però, aumentato le preoccupazioni riaccendersi delle tensioni tra il movimento terroristico libanese e IDF.

In tale quadro, Israele ha, da poco, effettuato un raid aereo sulla capitale siriana, Damasco, nel corso del quale neutralizzato cinque combattenti stranieri, tra cui un membro di Hezbollah, tutti sospettati di legami terroristici con l’Iran.

Sempre venerdì scorso 24 Luglio, l’esercito israeliano ha fatto trapelare che i suoi elicotteri d’attacco hanno colpito diverse posizioni dell’esercito siriano in risposta a attacchi di artiglierie e missili verso le alture del Golan occupate da Israele. Conseguentemente Hezbollah ha promesso di vendicarsi e I’IDF ha dovuto rinforzare il confine nord con il Libano con l’invio di unità di fanteria.

In particolare, è doveroso ricordare che nel sud del Libano la missione ONU “UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) che dal 7 Agosto 2018, l’Italia per la quarta volta ricopre l’incarico di Capo Missione e Force Commander UNIFIL con il Generale di Divisione dell’Esercito Stefano Del Col, alle cui dipendenze operano quasi 10.500 militari provenienti da 45 paesi. La consistenza massima annuale, che ha visto, da poco, l’incredibilmente controversa a livello politico, approvazione del rinnovo dell’autorizzazione parlamentare, è, per il contingente nazionale impiegato nella missione, di 1076 militari, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. In ambito nazionale l’operazione è denominata “Leonte”.

In questo quadro d’incertezza, lo scorso venerdì 24 Luglio, la più alta personalità militare degli Stati Uniti ha fatto una visita in Israele, logicamente per motivi di sicurezza senza preavviso, allo scopo di discutere delle “sfide alla sicurezza regionale” in un momento di forti tensioni con l’Iran e i suoi alleati in tutto il Medio Oriente.

Il Generale dell’Esercito Mark Milley, Capo dei Joint Chiefs ha incontrato i vertici militari e d’intelligence israeliani in una base aerea nel sud di Israele e ha tenuto una videoconferenza con il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Israele ha sempre visto l’Iran come la principale minaccia regionale a causa del suo programma nucleare che Teheran insiste a dichiarare sia per scopi puramente pacifici, così come “ pacifica” sarebbe la presenza militare dell’Iran nella vicina Siria e il suo sostegno a gruppi armati terroristici come Hezbollah. Ogni analista onesto e non “pagato” dall’Iran ride di tale incredibile “balla” ogni qual volta viene riproposta.

Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha affermato che nei suoi colloqui con Milley, “la necessità di continuare la pressione sull’Iran e sui suoi alleati”. L’esercito israeliano “ è preparato e pronto per qualsiasi scenario e minaccia, e non consiglio ai nostri nemici di metterci alla prova.Non abbiamo interesse per l’escalation, ma faremo tutto il necessario per proteggere i cittadini israeliani ”.

In conclusione, Israele ricorda agli avversari di essere pronto, politicamente e tecnologicamente, a difendersi anche dopo la pandemia e il Presidente Trump rassicura del suo supporto e amicizia Tel Aviv ed anche la potente comunità ebraica statunitense in vista delle elezioni.

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