La schiavitù? Abolita solo nei libri

di Alberto Comuzzi. Parafrasando il Manzoni la domanda è: Pietro Nolasco chi era costui? Come molte importanti figure nella storia della Chiesa anche quella di Nolasco è quasi...

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di Alberto Comuzzi. Parafrasando il Manzoni la domanda è: Pietro Nolasco chi era costui? Come molte importanti figure nella storia della Chiesa anche quella di Nolasco è quasi sconosciuta ai più. Eppure a lui si deve la fondazione di un ordine, quello dei Mercedari, sorto per la redenzione degli schiavi cristiani caduti nelle mani dei musulmani.

Nolasco nasce a Mas-Saintes-Puelles (Francia del Sud) attorno al 1180. Trasferitosi ancora giovane a Barcellona per esercitare la mercatura, entra in contatto con i mercanti arabi che mostrano particolari competenze soprattutto nell’acquisto e nella vendita degli schiavi. Indignato per il turpe commercio di uomini, impegna i propri beni e riscatta alcuni cristiani nelle mani di schiavisti musulmani.

Convince poi alcuni amici a sostenerlo nell’azione di riscatto di altri cristiani schiavizzati. Il numero di persone (uomini, donne e bambini) da riscattare è impressionante e per rendere efficace e sistematica l’opera della loro “redenzione” Nolasco comprende che deve dare vita ad un’opera con uomini e mezzi destinati allo scopo. Una tradizione agiografica colloca nella notte tra il 1º e il 2 Agosto 1218 la visione della Vergine che gli avrebbe ispirato la fondazione di un ordine interamente consacrato alla redenzione degli schiavi. È invece accertato che il 10 Agosto 1218 Pietro Nolasco dà vita all’Ordine dei Mercedari, ricevendo, nella cattedrale di Sant’Eulalia a Barcellona, assieme a un gruppo di amici, l’abito religioso dalle mani del vescovo Berenguer de Palou.

Oltre ai tradizionali tre voti che caratterizzano tutti i religiosi cattolici – povertà, obbedienza e castità – i Mercedari emettono un quarto voto di redenzione, mediante il quale «si impegnano a sostituire con la loro persona i prigionieri in pericolo di rinnegare la fede».

Nel corso dei secoli è stato stimato che i Mercedari hanno riscattato non meno di 100.000 cristiani (molti rapiti lungo le coste tirreniche della Penisola) fatti schiavi dagli arabi musulmani. L’ultima “redenzione” effettuata dall’Ordine risale al 1798, quando oltre novecento persone catturate dai pirati musulmani a Carloforte, in Sardegna, furono “acquistate” a Tunisi dove erano state deportate e schiavizzate per oltre un quinquennio.

Durante questo periodo uno dei carlofortini catturati, Nicola Moretto, rinvenne sulla spiaggia di Nabeul, vicino a Tunisi, una statua lignea che si ritenne rappresentasse la Madonna (probabilmente la polena di una nave, portata sulla spiaggia dal mare). Il ritrovamento fu considerato miracoloso e diede grande conforto spirituale, dando origine al culto della “Madonna dello Schiavo”. Successivamente gli schiavi furono liberati, pagando un oneroso riscatto, sostenuto anche dal re Carlo Emanuele IV di Savoia. Al momento della liberazione la piccola statua della Madonna fu portata a Carloforte e in suo onore fu eretta l’omonima chiesa della “Madonna dello Schiavo”.

Dopo il Concilio vaticano II si è celebrato un Capitolo generale speciale per l’aggiornamento delle costituzioni dell’Ordine dei Mercedari, Capitolo che ha stabilito che l’Ordine doveva impegnarsi contro le moderne forme di schiavitù, a partire dalle ingiustizie di carattere sociale e politico. Da qui l’apostolato in favore dei detenuti, degli ex detenuti e dei loro famigliari, oltre, naturalmente, l’aiuto ai cristiani perseguitati o oppressi per motivi religiosi. È puramente casuale accostare alla storia dei Mercedari, sia quanto avviene tutt’oggi nel Mediterraneo in materia di traffico di esseri umani condotto da efficientissime organizzazioni criminali, sia l'”asfissiante e tenace” opera di contrasto operata contro quest’ultime da organismi internazionali come Onu, Ue, Unicef, Unione Africana e chi più ne ha, più ne metta.

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