In Italia c’è ancora democrazia?

di Alberto Comuzzi – Luigi Frey, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano negli anni Settanta, insegnava che il tasso di democrazia di un Paese è dato...

842 0
842 0

di Alberto Comuzzi – Luigi Frey, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano negli anni Settanta, insegnava che il tasso di democrazia di un Paese è dato dalla quantità di economia e di informazione che l’opinione pubblica è in grado di controllare.

In pratica quanto più il singolo cittadino è detentore di una quota di ricchezza prodotta e di informazione utile a capire la realtà in cui è immerso, tanto più la comunità cui appartiene è democratica.

Il lettore, guardando a ciò che accade oggi, s’interroghi e si dia una risposta sul livello di democrazia in Italia.

Con la globalizzazione la tendenza è di accorpare, fondere il più possibile in modo da creare grandi gruppi in cui concentrare il potere economico.

Negli ultimi 18 mesi si sono persi un milione di posti di lavoro e 302.000 partite Iva, mentre gli italiani in povertà assoluta hanno raggiunto la cifra record di 5.600.000 (dati Istat). Una situazione, questa, diametralmente opposta a quella descritta dall’ex premier Lamberto Dini che, in una recente intervista a La Stampa, ha dichiarato testualmente: «L’economia sta migliorando, l’occupazione riprende, si riattivano i consumi, i negozi sono pieni». Il suo punto di osservazione, dalle sale e salotti del potere romano che frequenta, sarà certamente migliore del nostro, ma girando per le vie di Milano, Lecco, Varese, Como, Sondrio e Monza, la realtà che appare ai nostri occhi è molto diversa e coincide perfettamente con quella fotografata dai dati Istat.

A proposito di globalizzazione, di unificazione, di “grande è bello”, ci viene in mente la previsione di un altro ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, quando diceva: «Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più».

Criticare esclusivamente i leader politici è però fuorviante perché, a sostenere le loro scelte, anche quelle sbagliate, da troppo tempo c’è quella micidiale macchina del consenso, i media, che intervengono con tutto il loro peso.

Purtroppo ormai sono una minoranza i redattori che, nel dare una notizia, si preoccupano di osservare che essa sia di interesse pubblico, che non venga lesa l’onorabilità delle persone citate e soprattutto che sia rispettata la verità sostanziale dei fatti (che sono i tre cardini di base della deontologia giornalistica).

Anche qui il lettore si faccia una domanda e si risponda se non trova incongruente che tutto il sistema mediatico, all’unisono, esalti l’azione del governo e minimizzi, o ignori, chi non si conformi ad essa.

Dal canto loro giornalisti ed editori si chiedano perché dal 2014 al 2021 i lettori dei quotidiani sono calati, in media al giorno, del 40.81%, (vale a dire 7,9 milioni in meno). Si può gabbare l’opinione pubblica, certo, ma non eternamente. La riprova? Rispetto alla generalizzata diminuzione di copie vendute di tutti i giornali uno solo è costantemente in crescita: “La Verità”. Il motivo è semplice: più che commenti, dà notizie, che è ciò che i lettori si aspettano da un quotidiano.

Ma come, i giornalisti non dovevano essere la voce critica del Paese, i cani da guardia del potere? Evidentemente qualcosa s’è  inceppato perché opinionisti, osservatori, conduttori di talk show  fanno a gara nel propagandare il politicamente corretto.

Invece di aumentare il potere negoziale dei lettori/cittadini nei confronti dei governanti, offrendo loro valide informazioni, il mainstream mediatico tende a plasmarli con notizie  – spesso più verosimili che vere, ma anche false, se necessario – utili  a consolidare il potere delle élite finanziarie (che attualmente sono ben al di sopra di quelle politiche ed economiche).

L’organizzazione non governativa Oxfam, nel suo recente “Rapporto sulle disuguaglianze globali”, ha confermato che «la ricchezza dell’1% dei più facoltosi del mondo corrisponde a più del doppio del patrimonio cumulato dei 6,9 miliardi di persone meno abbienti, ovvero il 92% della popolazione mondiale».

Quanto profetiche risultano oggi le parole del professor Frey! Di quale democrazia stiamo parlando, se una sparuta minoranza di straricchi sedicenti “illuminati” si arroga il diritto di dominare l’umanità intera?

Di costoro è noto che la tenacia di conservare la propria posizione dominante si fonda sull’incrollabile convinzione che l’esistenza umana sia riassunta e si esaurisca nella materia. Dunque, dopo la morte, non ci sarebbe altro che il nulla.

Prospettiva erronea perché, grazie alle menti eccelse e profondamente speculative di tanti che ci hanno preceduto, siamo riusciti a comprendere quanto sia d’ausilio, per il nostro ben e buon vivere, riconoscere e fare appello alla Trascendenza divina.

Ecco, il compito che aspetta a noi tutti (esclusi ovviamente gli atei e i materialisti che, loro sì, sono davvero una minoranza) è di tornare a Dio, di rilanciare l’alleanza con Lui. I progetti luciferini si frantumano con la preghiera e la vicinanza a Dio.

Prima ce ne rendiamo conto, prima usciremo dalle tribolazioni, anche materiali, che ci stanno affliggendo.

Condividi

Join the Conversation