Da Bruxelles un attacco alla proprietà privata

di Alberto Comuzzi – C’è in atto un subdolo attacco alla proprietà privata di cui ovviamente l’informazione mainstream, controllata in gran parte dai fautori del Forum di Davos, si...

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di Alberto Comuzzi – C’è in atto un subdolo attacco alla proprietà privata di cui ovviamente l’informazione mainstream, controllata in gran parte dai fautori del Forum di Davos, si guarda bene di mettere al corrente l’opinione pubblica.

Con il pretesto di rendere l’Europa più verde la Commissione ha emesso una direttiva che impone di eliminare le emissioni da combustibili fossi prodotti dagli immobili entro il 2030.

In pratica sarà previsto l’obbligo di disporre di un attestato di prestazione energetica (munito di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici e apposite zone di parcheggio per le biciclette) con la facoltà degli Stati membri di introdurre misure che penalizzino chi non si adegua ai nuovi standard.

L’idea è di arrivare ad un patrimonio immobiliare che, per mantenere il proprio valore ed essere quindi fruibile, dovrà periodicamente passare delle verifiche, un po’ come già avviene per le vetture o per la manutenzione delle caldaie. Senza attestati di controllo il bene non è più utilizzabile. Milioni di proprietari di case verranno così espropriati del loro bene se non lo avranno adeguato ai parametri imposti dall’Unione europea.

Prosegue intanto la campagna del noleggio auto a lungo termine: l’automobilista è incentivato a versare un canone mensile comprensivo di tutto (assicurazione, bollo, manutenzione), eccetto il costo del carburante; e dopo tre o quattro anni può riscattare la vettura o proseguire noleggiandone un’altra. Di fatto, con questa formula, il cittadino non è più proprietario del mezzo di trasporto, ma diventa un fidelizzato consumatore del prodotto di una casa automobilistica.

Sulla spinta del “verde” i fornitori di energia elettrica e gas stanno sostituendo i tradizionali contatori con quelli di ultima generazione che sono dotati di un chip grazie al quale, da postazione remota, è possibile manometterne il funzionamento. Così, un’unica manina, pigiando su un tasto potrà decidere a chi dare energia e in quale quantità togliendo tale decisione ai clienti/fruitori del servizio.

Altro capitolo è l’uso del denaro contante che tende ad essere sostituito da tessere, smartphone o microchip sottocutanei come già sperimentato in Svizzera. Così un unico “governante” può stabilire se e quanto il cittadino può disporre del proprio capitale.

Qualcosa dovrebbero insegnare gli esempi di Trudeau, che in Canada blocca le carte di credito dei camionisti ostili ai suoi pretestuosi diktat contro il covid-19 e di Hossein Jalali, membro del Consiglio islamico e della Commissione culturale, il quale ha annunciato il blocco dei conti bancari delle donne che non portano il velo in Iran.

Altro che complottismo. L’obiettivo di annullare la proprietà è palese in coloro che accarezzano l’idea di “resettare il mondo”, ovviamente a loro vantaggio.
Non stupisce quindi che il libro di Klaus Schwab, promotore del Forum di Davos (e che volutamente non citiamo per non farne propaganda), abbia avuto la prefazione firmata dall’attuale re d’Inghilterra e l’edizione italiana da John Elkann.

Molti ricchi del pianeta accarezzano l’idea di modificare geneticamente l’uomo fino a renderlo immortale e sostituirlo a Dio. Sono persuasi di vincere la morte.
Coltivano quindi il progetto del transumanesimo che ha nel metaverso (insistentemente perseguito dall’ingegnere capo di Google) e nella cancel culture dei passaggi importanti per la sua realizzazione.

Nel corso di un convegno promosso recentemente a Milano dall’Associazione “Il buon seme” (al quale ha aderito anche il Comitato “Verità e Vita”), il professor Giacomo Samek Lodovici, docente di Storia delle dottrine morali e di Filosofia della Storia all’Università Cattolica, ha acutamente osservato che la cancel culture (il great reset) è un fenomeno per nulla inedito.

«Già Cartesio, seguito dagli illuministi e poi dai marxisti hanno avuto la presunzione di voler ricostruire tutto cancellando ogni tradizione e simbolo del passato», ha osservato il Professore. «Hanno cioè dato vita all’ideologia del progressismo: tutto deve cambiare, ogni cosa deve essere azzerata. Tranne una: l’ideologia del progresso».
L’esito di tale pensiero è sotto gli occhi di tutti, esclusi coloro che sono in malafede.

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in una nota di commento alla IV domenica d’Avvento ha scritto: «Il Signore è mite, i grandi della Terra rideranno di Lui, Lo ignoreranno. E noi che cosa risponderemo? Faremo come i discepoli mandati a sciogliere l’asino, diremo: il Signore ha bisogno di questa mitezza.

Noi continuiamo a celebrare il Signore che viene con opere di bene, continuiamo a credere che un popolo che mette al centro il bisogno dell’altro e vive in modo da piacere a Dio, ha la forza, ha la pazienza, ha la fierezza di resistere al male e di annunciare che è vicino il regno di Dio».

Tra Carlo d’Inghilterra, Elkann, Schwab e Delpini non abbiamo dubbi su chi ammirare e di chi fidarci.

Foto di Udo Pohlmann da Pixabay

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