Angela Merkel: grande e vera sovranista

di Alberto Comuzzi – La maggior parte dei tedeschi apprezza Angela Merkel perché da quindici anni li governa con un obiettivo a cui è rimasta fedele: fare i...

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di Alberto Comuzzi – La maggior parte dei tedeschi apprezza Angela Merkel perché da quindici anni li governa con un obiettivo a cui è rimasta fedele: fare i loro interessi.

Se c’è uno statista che coerentemente ha provveduto al benessere dei propri connazionali, da vero grande sovranista, quello è il cancelliere della Repubblica federale tedesca, la signora Merkel.

Nell’impresa è riuscita per diversi motivi. Il suo è uno Stato federale che, pur nell’unitarietà, preserva ed esalta le identità locali. Il suo è un popolo che ha senso dello Stato: il funzionario pubblico ha consapevolezza di essere al servizio dei cittadini, non il detentore di un “piccolo o grande potere” da esercitare, spesso arbitrariamente, nei confronti del cittadino.

Il suo è un popolo che non sceglie a vanvera chi lo deve rappresentare e soprattutto non è pesantemente coinvolto in clientele più o meno parassitarie. Il suo è un popolo altamente scolarizzato: nel 1850 accanto alla chiesa, luterana o cattolica, del più piccolo paesino di campagna sorgeva la scuola per imparare a scrivere, leggere, far di conto e, spesso, suonare uno strumento musicale. Oggi, nel 2020, abbiamo zone d’Italia in cui 4 bambini su 10 non concludono la scuola dell’obbligo.

La Germania, in pochi anni, ha spinto 18 milioni di tedeschi dell’Est a raggiungere il livello di vita dei loro connazionali dell’Ovest (i quali, grazie agli Stati Uniti, hanno potuto rimettere in piedi la loro economia). In Italia la questione meridionale è irrisolta dal 1861. La signora Merkel infine non ha uno Stato gravato dalla corruzione prodotta da mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita etc. etc., che drena risorse calcolate in oltre 100 miliardi di euro all’anno.

Da italiani fa male ricordarci che, tra le tante virtù di cui siamo portatori, molti mali di cui soffriamo sono causati da noi stessi. La convinzione che il debito pubblico condiviso con gli altri Stati europei sia finalmente la conquista che risolverà i nostri problemi economici è un’ulteriore illusione che finirà per gravare su larga parte di noi italiani.

La signora Merkel è stata così abile nella sua azione politica che è riuscita pure a scegliere quella parte di governanti del nostro Paese più malleabili e accondiscendenti con il suo progetto d’Europa. Un’Europa unita, ma modellata sugli interessi tedeschi. Bravissima e accorta come quei dirigenti del vecchio Partito comunista italiano che, in diverse zone dell’Emilia Romagna, hanno saputo condizionare la vita dei propri amministrati scegliendosi persino gli oppositori attraverso l’elezione, nelle liste della Democrazia cristiana, di persone provenienti dal cattolicesimo democratico (i cosiddetti cattolici adulti).

Affievolita l’enfasi con cui la gran cassa del sistema mediatico continua ad obnubilare le menti di una opinione pubblica già di per sé stessa frastornata dai postumi del virus di Wuhan – il primo ministro Conte ha messo a tacere il suo omologo olandese, Mark Rutte, ostile a concedere prestiti all’Italia – che cosa fanno i nostri parlamentari?

Lavorano alacremente per garantirsi un’altra elezione in Parlamento. Naturalmente per continuare fare il bene del Paese. Così l’ex rottamatore Renzi, leader di un grande partito che sfiora il 2 per cento (sulla carta), preoccupato come Liberi e Uguali (1,8 %) di non superare la soglia dello sbarramento del 5% si sta agitando per convincere i suoi colleghi di Forza Italia, anch’essi in bilico, a mettersi insieme per fare un partito, sempre sulla carta, stimato attorno al 15% . Gli ideali non contano.

L’obiettivo è il seggio. L’abbiamo già notato, ma lo ribadiamo: se l’Italia sta passando tanti guai è anche per la profonda crisi di valori in cui è immersa. La Chiesa, purtroppo va detto, ha una parte di responsabilità non marginale perché, da tempo, ha abdicato al suo ruolo: educare e formare le coscienze. Troppi preti si sono messi a fare i sindacalisti, gli agit-prop, i sociologi, i politologi e hanno dimenticato la cura delle anime.

Intere generazioni di italiani sono uscite dagli oratori dopo essere state formate all’esercizio del bene comune in migliaia di Amministrazioni di enti locali prima ancora di sedersi sugli scranni delle aule parlamentari. Da almeno trent’anni non è più così. Il venir meno della consapevolezza che le virtù contano anche nella vita politica ha generato quegli “statisti” domestici di fronte ai quali Angela Merkel è assunta come un gigante mondiale. È un dato di fatto però che da quando c’è l’euro, ogni cittadino tedesco ha guadagnato in media 23mila euro mentre ogni italiano ne ha persi 74mila.

I tedeschi hanno il Cancelliere che si meritano e noi italiani i Prodi, i Berlusconi, i Monti, i Letta, i Renzi, i Gentiloni, i Conti che ci meritiamo. Così la Germania è di gran lunga il Paese che più ha tratto profitto dall’entrata in circolazione della moneta unica, l’Italia quello che ci ha rimesso di più. A confermarlo è il rapporto “20 anni di Euro: vincitori e vinti”, del think tank Cep (Centre for European Policy) di Friburgo.

Secondo lo studio, riferito con ampi particolari dal quotidiano online Huffpost, il problema della competitività tra i vari Paesi dell’eurozona «rimane irrisolto e deriva dal fatto che i singoli Paesi non possono più svalutare la propria valuta per rimanere competitivi a livello internazionale». Dall’introduzione dell’euro, un’erosione della competitività internazionale ha portato «a una minore crescita economica, a un aumento della disoccupazione e al calo delle entrate fiscali. La Grecia e l’Italia, in particolare, stanno attualmente attraversando gravi difficoltà a causa del fatto che non sono in grado di svalutare la propria valuta».

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