Virus di Wuhan: l’opinione di Silvio Garattini

di Donatella Salambat Il professor Silvio Garattini, ha risposto ad alcune domande del network Alpimediagroup per aiutare a capire e affrontare al meglio il virus di Wuhan che...

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di Donatella Salambat Il professor Silvio Garattini, ha risposto ad alcune domande del network Alpimediagroup per aiutare a capire e affrontare al meglio il virus di Wuhan che ha messo a dura prova la vita degli italiani in questo 2020.

Le risposte del fondatore dell’Istituto Mario Negri, apprezzato ricercatore scientifico a livello internazionale possono aiutare a dipanare dubbi su espressioni che spesso sentiamo pronunciare in televisione o leggiamo in molti articoli che trattano questo tema. Termini come i “debolmente positivi” oppure quale sia l’effettiva efficacia e quanto sono e saranno utili i dispositivi di sicurezza, o se è ancora lontano il traguardo per ottenere un vaccino, i cui esiti dei primi test farebbero ben sperare.

Inoltre, il prof. Garattini spiega quanto sia importante in questi mesi il distanziamento sociale ed evitare inutili assembramenti per diminuire il rischio del contagio di questo nemico invisibile e soprattutto a non cadere in errori che potrebbero compromettere i sacrifici fino ad ora ottenuti.

Chi ha contratto il Coronavirus e guarisce raggiunge una specie di immunità o rischia di riammalarsi?

Non lo sappiamo con sicurezza anche se sono stati riportati alcuni casi di reiinfezione. Penso che le risposte immunitarie potrebbero essere molto diverse a seconda di vari fattori. Tuttavia il fatto che il plasma di pazienti convalescenti sia ritenuto attivo vuol dire che vi sono anticorpi che neutralizzano il virus. Non sappiamo però quanto duri nel tempo la presenza di anticorpi attivi sul coronavirus.

Che cosa significa essere “debolmente positivo”?

Non è mai stata data una reale definizione. Si può ritenere che significhi una bassa carica batterica o la presenza di materiale virale con scarsa probabilità d’essere infettante.

In Lombardia, secondo i dati forniti dall’assessorato al Welfare della Regione, si parla di ben 2.000 persone debolmente positive, vivono in isolamento. Sono da considerare persone che possono in qualche modo facilitare l’espandersi del virus?

Probabilmente sono poco infettivi, ma la prudenza non è mai troppa. Certo che è bene ripetere dopo qualche giorno il tampone per essere sicuri che non si tratti di falsi positivi.

Un gruppo di ricerca alla Oxford University sta preparando un vaccino. Crede che possa essere a disposizione prima che possa verificarsi il pericolo di una seconda ondata e, nel caso dovesse verificarsi, il vaccino sarà davvero efficace?

Il vaccino è già in fase 3 perché i dati della sperimentazione animale e quelli preliminari nell’uomo sano sono risultati positivi. Entro la fine dell’anno si dovrebbe sapere se può essere utile. Intanto, grazie ai contributi governativi si stanno producendo milioni di dosi in modo di poter vaccinare il più presto possibile chi è più esposto al rischio.

In che modo possono incidere sulla diminuzione della diffusione del virus le misure di prevenzione come distanziamento, lavaggio frequente delle mani e uso della mascherina?

Sono fondamentali visto che per il momento non abbiamo farmaci efficaci. Occorre continuare a mantenere questi comportamenti se si vogliono evitare altre sorprese. Vi sono troppe movide e troppi assembramenti.

Vista la pandemia da Covid 19 ritiene utile rendere obbligatoria la vaccinazione influenzale a tutta la popolazione?

Non la ritengo obbligatoria, ma è certamente utile per chi ha fattori di rischio per malattie croniche e sopratutto per le persone anziane.

Un paziente che ha superato l’infezione da Covid19 a quali future complicanze può andare incontro?

Molti non hanno avuto grandi problemi, altri pur avendo avuto la malattia si riprendono molto rapidamente, mentre una minoranza ha bisogno di essere assistita dopo la malattia anche per parecchi mesi.

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