Tobagi: una vita spezzata dall’odio sessantottino

di Alberto Comuzzi. Il 28 Maggio 1980, alle 11 del mattino a Milano in via Salaino ( zona Solari), Walter Tobagi, inviato del Corriere della Sera, era ucciso...

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di Alberto Comuzzi. Il 28 Maggio 1980, alle 11 del mattino a Milano in via Salaino ( zona Solari), Walter Tobagi, inviato del Corriere della Sera, era ucciso da un commando di brigatisti rossi della brigata XXVIII Marzo. Cinque colpi di pistola furono esplosi dai terroristi che le indagini stabiliranno essere figli, in gran parte, della “buona borghesia milanese”: Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus, Manfredi De Stefano.

Marco Barbone era figlio di Donato Barbone, dirigente di una casa editrice del Gruppo Rizzoli (editore del Corriere della Sera) e Paolo Morandini era figlio del critico cinematografico de “Il Giorno”, Morando Morandini. Le indagini dei Carabinieri e della Magistratura scopriranno che la sede operativa dei brigatisti era in un palazzo di Via Solferino a pochi passi dalla storica sede del Corriere.

L’omicidio di Tobagi, con le lievi condanne inflitte agli assassini (grazie alla legge sui pentiti), rimane tutt’oggi un mistero per molti. Meno per quei giornalisti, soprattutto i colleghi a lui più vicini, come Marco Volpati (ancora impegnato nel sindacato) e Giuseppe Baiocchi, prematuramente scomparso, che, nella sua testimonianza – pubblicata negli Atti del convegno tenutosi al Circolo della stampa di Milano in occasione del XXV° anniversario della morte di Tobagi – spiega le vere ragioni dell’omicidio.

Scrive Baiocchi che Tobagi sapeva di essere un bersaglio per l’aristocrazia del brigatismo, che riteneva pericolose le sue analisi giornalistiche non scontate, in particolare nei giorni terribili del sequestro di Aldo Moro.

Baiocchi rammenta che in uno dei tanti colloqui al termine del lavoro, in auto nei pressi dell’abitazione, Tobagi, pochi giorni prima di essere ucciso, oltre alle umanissime paure, gli confidò di temere la reazioni di una parte del giornalismo di sinistra a lui ostile. Non mi perdoneranno mai – disse – di aver rotto l’unanimismo, di scrivere fuori dal coro, di avere fondato la corrente sindacale e soprattutto di avere vinto le elezioni tra i colleghi…. .

Per cui, quando mesi dopo il delitto del 28 Maggio 1980 – sono sempre parole di Baiocchi – si seppe che ad idearlo e a eseguirlo era stata una brigata di giovanissimi , in parte ben inserita nel girone editorial-radical-chic milanese, apparve chiaro che il povero Walter Tobagi , figlio di un ferroviere emigrato da Spoleto a Cusano Milanino e riformista cristiano, aveva finito per costituire un’anomalia non più tollerabile.

Tobagi, dopo un breve passaggio nella redazione de l’Avanti, s’era formato nella cronaca di “Avvenire” per passare poi a quella del Corriere.

Degli Anni di piombo – eredi di quel Sessantotto che tanti guasti avrebbe provocato al nostro Paese e dei quali in parte soffriamo tuttora – Tobagi aveva avuto il torto di capirne e di spiegarne le ragioni.

Aveva cioè denunciato che la violenza eversiva di matrice comunista avrebbe dovuto essere fermata anche e soprattutto con la complicità della classe operaia (fatto che poi avvenne) e che buona parte della borghesia radical chic aveva enormi responsabilità nell’istigare alla violenza per ribaltare lo Stato in quegli anni incarnato e incarfinato soprattutto nella cosidetta “balena bianca”, la Democrazia cristiana e i suoi alleati socialisti e repubblicani.

Tobagi aveva poi delle aggravanti agli occhi dei suoi spietati nemici: era giovane (aveva 33 anni essendo nato il 28 Marzo 1947), era figlio del popolo, aveva un animo riformista e soprattutto era credente.

Fondando Stampa Democratica, una corrente sindacale nella quale confluirono molti socialisti e tanti cattolici di area moderata, Tobagi ruppe l’unanimismo di un sindacato dei giornalisti egemonizzato dalla sinistra. Non a caso, di lì a poco, sarebbero nate le correnti Impegno sindacale (giornalisti cattolici vicini alle istanze della sinistra democristiana costretti a marcare le differenze con i colleghi comunisti) e Nuova Informazione (giornalisti organici a Botteghe Oscure).

La diaspora dei cattolici nel mondo del giornalismo avvenne 12 anni prima di quella del mondo politico.

Mercoledì 3 Giugno, nella sede di Famiglia cristiana a Milano. Tobagi era atteso per un forum proprio sugli Anni di piombo coordinato dal padre domenicano Mario Cattoretti e da chi scrive questa nota.

Per sincerarci della sua presenza avevamo chiamato Walter a casa (a quel tempo non c’erano ancora gli smartphone) e una cortesissima voce, quella di sua moglie Stella, ci aveva rassicurato: Sì, è a Milano, è rientrato dal Veneto proprio oggi. Mi ha detto di confermare la sua presenza per mercoledì prossimo in via Giotto. Ci sarà. Grazie.

A quel forum Tobagi non venne. All’indomani di quella telefonata, da un radiogiornale attorno a mezzogiorno, o giù di lì, apprendemmo che era stato ucciso.

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