Omicidi di ‘ndrangheta, cinque arresti in Lombardia e Calabria

Stamattina martedì 28 Maggio, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalle procure di Milano e Catanzaro, è stata data esecuzione a un provvedimento cautelare, emesso rispettivamente dai Gip di Milano...

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Stamattina martedì 28 Maggio, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalle procure di Milano e Catanzaro, è stata data esecuzione a un provvedimento cautelare, emesso rispettivamente dai Gip di Milano e Catanzaro nei confronti di 5 indagati per omicidio aggravato dalle finalità mafiose.

L’attività di indagine – svolta in stretta sinergia e costante coordinamento dalla procure distrettuali di Milano e Catanzaro – segue l’operazione STIGE condotta dai carabinieri del Ros nel Gennaio del 2018, che ha consentito di dare nuovo impulso alle indagini in ordine agli omicidi di V. P. e A. C., verificatisi rispettivamente il 5 Agosto 2007 in Cirò Marina (KR) e il 27 Settembre 2008 a Legnano (MI).

L’attività investigativa condotta dal raggruppamento operativo speciale Carabinieri con la collaborazione del centro operativo Dia (Direzione Investigativa Antimafia) di Milano e del Roniv (Reparto operativo del nucleo operativo) del comando provinciale dei Carabinieri di Crotone, ha consentito di accertare come i due delitti, maturati in seno al sodalizio cirotano fossero tra loro strettamente collegati e finalizzati al mantenimento degli equilibri interni all’organizzazione.

L’esecuzione dell’omicidio in territorio lombardo affidata al capo della locale di Legnano Lonate Pozzolo (V. R.) conferma, altresì, che le due locali di ‘ndrangheta (operanti, rispettivamente, sul territorio di Cirò Marina e Legnano) siano strettamente collegate ed operino in stretta sinergia, come già accertato da sentenze definitive.

Dalle ordinanze dei gip di Milano e Catanzaro emerge, in particolare, che l’eliminazione di V. P. – per un periodo reggente della cosca – veniva stabilita ed eseguita per punirne l’impropria gestione delle casse del clan, avendo la vittima anteposto i propri interessi al mantenimento delle famiglie dei detenuti.

L’omicidio del nipote veniva conseguentemente deliberato ed eseguito per il timore di una sua vendetta, che avrebbe inevitabilmente destabilizzato gli equilibri dell’associazione mafiosa.

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