di Cristiano Comelli – Lo stop con l’AlbinoLeffe ha fatto molto male per due motivi. Primo, era inatteso visto il buon momento di forma della truppa di Aimo Diana. Secondo, ha visto il Como tracciare qualche incollatura in più e organizzare un tentativo di fuga involandosi a più cinque. Nell’un caso come nell’altro, per il Renate, la parola d’ordine è rinascere.
Nel risultato e nel morale. L’impegno che attende i nerazzurri per domenica 21 febbraio alle 17.30 non è di quelli all’acqua di rose. Galuppini e compagni sono infatti attesi all'”Armando Picchi” di Livorno dove affronteranno una formazione ricca di storia, reduce da una stagione in cadetteria ma con trascorsi in massima serie nel suo palmares dove figurano persino nei secondi posti. D’accordo, a metà del secolo scorso ma pur sempre comunque sinonimo di blasone.
Ma, seppur non sia più quella squadra né per contesto storico né per spessore calcistico, il Livorno è sempre in grado di fare male. E guai a pensare che, occupando il penultimo posto in classifica, possa rivelarsi squadra abbordabile.
Il Renate, del resto, ne sa qualcosa perchè all’andata, grazie alle reti dell’ex Venezia Marsura (serie B) e del talentuoso Murilo, i toscani sono andati a prendersi la posta piena al “Città di Meda” imponendosi appunto per 2-0. Il Renate, quindi, dovrà evidenziare un carattere ben diverso da quello emerso nella Caporetto casalinga contro l’AlbinoLeffe. Uno stop che lo stesso Diana ha ammesso essere figlio di un “atteggiamento sbagliato fin dai primi minuti”. Da combattere, per i nerazzurri, vi sarà anche una tradizione di partite di segno negativo contro i labronici.
L’ultimo grigio ricordo porta proprio al “Picchi” dove il 14 maggio 2017 il Renate, avuto accesso ai playoff, affrontò i toscani soccombendo. L’occhio sarà evidentemente poi puntato su Como dove i lariani affronteranno la Giana Erminio.
E l’imperativo, per Maistrello e compagni, diventa sperare che i rivali nella conquista dello storico traguardo della cadetteria passando per la porta principale stecchino. Ma soprattutto consiste nel non farsi mettere sotto dai livornesi, assetati di ritorno a una posta piena che non riescono a mettere in cassaforte da cinque turni.
Foto da Facebook
Join the Conversation