Quando i Re Magi transitarono da Milano a Como

di Donatella Salambat  I Re Magi, che sono il simbolo dell’uomo che cerca Dio, sono legati alla festa dell’Epifania, una festa popolare molto amata. I Magi sono tre,...

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di Donatella Salambat  I Re Magi, che sono il simbolo dell’uomo che cerca Dio, sono legati alla festa dell’Epifania, una festa popolare molto amata. I Magi sono tre, come il numero dei doni che portano: oro, incenso e mirra; tre come i figli di Noè, Sem, Cam e Iafet da cui discendono le razze umane: la semitica, la camitica e la giapetica.

La tradizione sostiene che le spoglie dei Magi furono trovate a Gerusalemme da Elena, madre dell’imperatore Costantino e trasferite nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Donate in un pesante sarcofago dal figlio di Costantino a Eustorgio, che dopo un lungo e faticoso viaggio giunse alle porte della città di Milano, in un pesante sarcofago qui il carro che le trasportava sprofondò nel fango e nell’impossibilità di rimuoverlo, Eustorgio lo interpretò come un segno e lì costruì la prima basilica nella quale custodire le loro reliquie.

Nel 1164 il capoluogo meneghino fu saccheggiato da Barbarossa che trafugò le reliquie dei Re Magi , con la complicità del vescovo Rainaldo Dassel per essere inviate a Colonia e li venerate.

Il lungo viaggio intrapreso per portare i loro resti in Germania fa pensare ad una tappa sul territorio comasco, soprattutto per la presenza di alcune locande, chiese dedicate ai “Tre Re” sarebbe lecito pensare ad un antico legame con i Magi, passati all’insaputa dei comaschi. Così come descrive don Primo Luigi Tatti (dei Chierici regolari di Somasca), alla fine del Seicento, negli “Annali sascri della città di Como” è riportata una versione della traslazione delle reliquie dei Magi da Milano a Colonia che contempla una sosta nei pressi di Como “i corpi dei tre Re Magi in sua balia alli 10 di Giugno incontanente gli adagiò in tre casse separate, et inviò verso Colonia. Hebbero necessità i tre condottieri fermarsi la prima notte nella terra di Grandate tre miglia sololontana da Como, e qui nella Parrocchiale depositarono il gran tesoro del suo Arcivescovo. La dimora che vi fecero quelle benedette reliquie diede una nuova denominaTione a qeulla Chiesa la quale per quattro e più secoli si addimandò il Riposo de Santi et in latino Pausae Sanctorum denominatione incognita a molti benchè usata da nostri Scrittori.” La narrazione da così conto del singolare nome dell’antica parrocchia di Grandate ora sconsacrata cioè “Sancta Pausa purre Pausa Sanctorum”.

Il fatto che incuriosisce è che la chiesa sia stata consacrata nel giorno dell’Epifania e dedicata alla “Santa Pausa” fa evidentemente pensare ai tre re Magi.

Altro documento più o meno nello stesso periodo è la presenza di un’osteria o locanda che riporta l’insegna dei “Tre Re”, collaocata nei pressi del mercato del grano (nella piazza San Fedele) in corrispondenza dell’incrocio tra le attuali vie Indipendenza, Luini e Bonanomi, così come si presume le reliquie dei Magi abbiano sostato nei pressi di Menaggio all’Ospedale dei “Re Magi” per molti secoli luogo di accoglienza e solidarietà ed infine a Rezzonico all’entrata del paese, alte mura merlate indicano il castello costruito nel 1300 ed appartenente alla famiglia Della Torre.

Il castello ha subito numerosi restauri ed ora è adibito ad abitazione privata. L’ingresso principale si apre su di una piazzetta che ospita la chiesetta dedicata ai Re Magi. La chiesa è stata restaurata nel seicento, ma sicuramente è d’origini più antiche. La tradizione vuole che il convoglio con le reliquie dei tre re, trafugate da Milano e portate in Germania, percorresse quest’antica strada di collegamento tra la Lombardia e l’Europa centrale. All’interno della chiesetta, il paliotto dell’altare maggiore reca dipinta l’Adorazione dei Magi, sovrastato dalla statua di Sant’Antonio da Padova, oggi venerato nella chiesetta.

Solo il cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, ottenne dal Cardinale Fischer, Arcivescovo di Colonia, una parte delle reliquie che nel giorno dell’Epifania 1904 tornaro nella Cappella dei Magi della Basilica di Sant’Eustorgio, che nel Giugno 2016 Monsignor Corti della Diocesi di Milano e due sacerdoti responsabile delle Reliquie alla presenza di Don Giorgio Riva parroco di Sant’Eustorgio aprirono l’urna per una operazione di pulizia.

Ignaro spettatore fu anche il signor Luigi Pasquini, che lavora come volontario presso il Museo adiacente alla Basilica. Trovando difficoltà ad aprire l’urna Luigi presta il suo aiuto; dopo alcuni tentativi, il prezioso contenitore si apre e Luigi, deposto il coperchio, solleva le reliquie e le bacia. Don Riva in quel momento gli sussurra: “Hai in mano le ossa di chi ha visto Gesù”. Il signor Pasquini ancora oggi, a distanza di due anni, trova difficoltà nel descrivere l’emozione e la sensazione che provò in quel momento. All’interno dell’urna si trova una pergamena con le firme di Fischer e Ferrari, le ossa contenute all’interno sono una tibia, una fibula e una vertebra del collo. Le ossa, ricorda Luigi, vengono riposte sotto l’altare in attesa che l’urna venga pulita.

Nel mese di Luglio l’urna ritorna al suo posto e, sempre sotto la supervisione ecclesiastica, anche la pergamena che certifica l’ accordo che risale a più di un secolo fa, viene di nuovo arrotolata, fotocopiata e rimessa al suo posto. I sigilli di cera vengono applicati sul coperchio della teca d’oro e vetro. L’urna e riposta accanto all’antico sacello vuoto con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi).

Così il 6 Gennaio da piazza Duomo a Sant’Eustorgio sfila il corteo, presieduto dall’Arcivescovo. È uno degli eventi più amati dai milanesi che si dispongono lungo tutto il percorso e, ogni anno, viene celebrato il rito che, si dice, solo la peste riuscì a fermare.

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