L’Italia riparta dai posti di lavoro e non dall’assistenzialismo

di Alberto Comuzzi – Da quello che sarebbe emerso dalla loro prima riunione FdI, FI e Lega avrebbero trovato un sostanziale accordo sul programma da presentare agli elettori...

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di Alberto Comuzzi – Da quello che sarebbe emerso dalla loro prima riunione FdI, FI e Lega avrebbero trovato un sostanziale accordo sul programma da presentare agli elettori per le elezioni del 25 Settembre. Tra i punti qualificanti spiccano l’autonomia regionale e il presidenzialismo.

Ovviamente questi due fondamentali obiettivi che rinnoverebbero l’Italia potrebbero essere raggiunti nella prossima legislatura solo con un responso elettorale decisamente favorevole al centrodestra.

L’intesa sul programma sarebbe stata raggiunta anche su una serie di provvedimenti di natura economica: ammortizzatori sociali estesi anche ai lavoratori autonomi, sostegno a chi ha perso il lavoro, flat fax, riduzione dell’Ires, riduzione del carico fiscale etc.

L’idea di fondo del centrodestra è quella di far ripartire l’economia del Paese attraverso la creazione di posti di lavoro sostenendo le imprese private che sono i soggetti più idonei a raggiungere tale obiettivo.

Nel centrosinistra, occupato soprattutto a trovare un nuovo equilibrio di potere tra i diversi partitini del 3/4 per cento, emerge la disarmante proposta del leader del Pd di dare un bonus di 10.000 euro ai diciottenni attingendo le risorse necessarie da una tassazione ad hoc a carico dei super ricchi.

Le idee degli eredi del vecchio Partito comunista per far ripartire l’Italia dopo il devastante blackout del virus di Wuhan è sempre lo stesso: redistribuire ciò che c’è, togliendo a chi ha, per darlo a chi meno ha. L’impianto ideologico della sinistra è immutabile e resiste nel tempo.

Non si mira alla crescita, allo sviluppo, ma ci si limita a consumare ciò che esiste. Non si creano le condizioni perché un giovane possa trovare un’occupazione in sintonia con gli studi fatti o le competenze acquisite. No, gli si dà un bonus, magari per comperarsi un monopattino o una bicicletta. Per andare dove? Al bar a farsi l’aperitivo?

La decrescita felice piace tanto a Grillo quanto a Letta, purtroppo. In fondo, però, a ben guardare, il progetto di Draghi, emissario della finanza internazionale coincide con quello del Pd: pochi “illuminati” al vertice e sotto la massa indistinta, più di umanoidi che di umani, da governare.

Nelle ex Repubbliche sovietiche il popolo viveva in povertà, non gli appartenenti alla nomenclatura che godevano di auto propria e dacia.

Lo stato, magnanimo, garantiva ad ogni russo 7 mq. di casa con servizi e cucina in comune oltre al lavoro, naturalmente. Tutto era pubblico e strettamente controllato.

L’iniziativa privata era bandita e il cittadino esemplare era quello che non protestava e si adeguava alle scelte dei burocrati del partito.

Abbiamo visto nel 1989 come è finita. Ecco agli statalisti della sinistra piace proprio questo modello: una ristretta élite che governa (e alla quale tutto è concesso) ed un popolo di straccioni silente e pronto ad applaudire il potente di turno.

C’è una singolare sintonia tra il più importante partito di sinistra, il Pd (in questo appoggiato da Calenda) e i frequentatori del Forum di Davos: costruire un mondo controllato da pochi burattinai proprietari del 98 per cento delle ricchezze del pianeta.

Distruggere l’artigianato, la piccola impresa, le libere professioni a vantaggio di pochi grandi gruppi internazionali diventa così un obiettivo da raggiungere al più presto.

Quando il presidente o l’amministratore delegato di un gruppo di migliaia di dipendenti impone la mascherina o la vaccinazione, pena la perdita del posto di lavoro, tutti si piegano e obbediscono.

Ma se quelle migliaia di lavoratori sono distribuiti in cento aziende medie o piccole occorre convincere i cento proprietari di quelle aziende per imporre un simile provvedimento.

Ecco, sotto traccia, che cosa c’è in ballo in queste elezioni: la proiezione di un modello di società in cui gli italiani conservano la loro democrazia, seppure acciaccata, o si arrendono a quel totalitarismo che in modo strisciante stanno già vivendo da quando i loro governi sono egemonizzati dalla cultura radical chic supportata da quella cattocomunista.

Foto di bridgesward da Pixabay

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