L’eredità di Pio X nell’anniversario della scomparsa

di Alberto Comuzzi – Il 20 Agosto 1914, all’età di 79 anni, moriva Pio X, papa Giuseppe Melchiorre Sarto, originario di Riese, paesino in provincia di Treviso, canonizzato...

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di Alberto Comuzzi – Il 20 Agosto 1914, all’età di 79 anni, moriva Pio X, papa Giuseppe Melchiorre Sarto, originario di Riese, paesino in provincia di Treviso, canonizzato da Pio XII nel 1954. In questo periodo di vacanze estive (segnato da regole e divieti imposti, ufficialmente per contenere i virus di Wuhan, ma che comunque non lasciano tranquilli molti italiani) cogliamo l’occasione per ricordare la figura di questo preveggente Pontefice i cui insegnamenti dovrebbero tornare utili anche oggi, se si avesse l’umiltà di metterli in pratica.

A parte il celeberrimo Catechismo redatto in forma dialettica (un compendio del credo cattolico in 400 proposizioni) a Pio X si deve l’intuizione di avere allentato il famoso “non expedit” consentendo così ai cattolici di reinserirsi, a pieno titolo, nella vita politica e di partecipare alla costruzione dello stato. Gli studiosi e gli storici della Chiesa si sono però a lungo soffermati sulla più significativa enciclica del Pontefice trevisano: la “Pascendi dominici gregis” (spesso citata più brevemente come la Pascendi).

L’enciclica, emanata nel 1907, metteva in guardia i credenti dagli errori dell’ agnosticismo, dell’immanenza vitale e dell’evoluzionismo. Grossolanamente riassunti l’agnosticismo è la dottrina per cui la ragione umana è ristretta al campo fenomenologico, quindi Dio non può essere oggetto della scienza o della storia, che devono mantenersi atee; l’immanenza vitale è il principio per il quale la religione, essendo un bisogno umano, è frutto dell’invenzione dell’uomo, mentre l’evoluzionismo considera i dogmi, la Chiesa, il culto, i sacramenti, i libri sacri ecc. elementi che mutano e progrediscono in base alle vicende storiche e ai bisogni umani.

Senza arrogarci titoli di esegeti del pensiero di Pio X (di cui non abbiamo autorità né competenze), ci limitiamo a notare le tante coincidenze di numerose sue prese di posizione su temi che oggi appaiono di straordinaria attualità.

Papa Sarto aveva ben chiaro che il laicato cattolico dovesse far sentire la propria voce in campo sociale, economico e politico. Non esitò quindi ad indurre i cattolici veneziani ad allearsi con i liberali moderati, per far cadere l’amministrazione comunale massonica, che aveva soppresso il catechismo nelle scuole e fatto togliere il crocifisso negli ospedali. Da sempre la massoneria ha mostrato la sua subdola ostilità alla Chiesa e ai suoi valori fondanti e ha lavorato (e tuttora lavora) per scardinarne presidi fondamentali come l’educazione al senso religioso cristiano, la stabilità della famiglia, il valore della vita.

Più di uno studioso ha sostenuto che la preoccupazione di Pio X fu soprattutto quella di arginare l’ideologia marxista, che durante il suo pontificato (9 Agosto 1903 – 20 Agosto 1914) sembrava dilagare tra operai e alcuni circoli d’intellettuali.

«La stretta necessità pel bene delle anime e per la salvezza delle loro chiese», spinse quindi Papa Sarto ad incoraggiare i cattolici «a perseguire la seria attività già lodevolmente spiegata da alcuni di loro per prepararsi con una buona organizzazione elettorale alla vita amministrativa dei Comuni e dei Consigli provinciali in modo da promuovere quelle istituzioni che si propongono di ben disciplinare le moltitudini contro l’invadenza predominante del socialismo».

Non fu un caso se, nel 1913, fu possibile quindi dare vita al cosiddetto “patto Gentiloni”, un accordo politico informale tra i liberali di Giovanni Giolitti e l’Ueci (Unione elettorale cattolica italiana) presieduta dal conte Vincenzo Ottorino Gentiloni in occasione delle elezioni politiche.

Occorreranno altri sei anni (e l’intermezzo del primo conflitto mondiale) per vedere la nascita del Partito Popolare, nel 1919, con cui don Sturzo organizzerà la vita politica dei cattolici italiani. Da quell’esperienza e dopo il ventennio fascista nascerà la Democrazia cristiana, il principale partito che, pur con tante contraddizioni ed errori, ha assicurato la pace e il benessere di cui tutt’oggi beneficiano milioni di italiani.

Eliminata la qualificata rappresentanza dei cattolici moderati, anche per il tepore della gerarchia ecclesiastica (una parte della quale sembra comunque soddisfatta dell’ irrilevante presenza dei cosiddetti cattolici democratici confluiti nelle file del Partito democratico, alfiere delle leggi lgbt, eutanasia, matrimoni gay etc. etc.), potrebbe essere forse giunto il momento per una loro nuova aggregazione. Con un obiettivo misurato: alzare una voce in difesa di principi eterni, come il primato del trascendente (leggi Dio) sull’umano, per quanto elevato questo possa essere, o come la sacralità della vita o il diritto, per chi viene al mondo, di avere l’affetto di una madre e di un padre.

Lo stato d’emergenza (sulla crisi sanitaria?) che ha azzerato la democrazia fa sentire l’urgenza di spingere i credenti moderati a rimettersi insieme e, da forza sociale quale essi sono, rivendicare subito dopo potere politico.

Foto: wikimedia

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