Il Bel Paese vivrà un Autunno caldo

di Alberto Comuzzi – «Siamo in un Paese dove la realtà non viene raccontata» e quel che è peggio, ha detto senza mezzi termini il presidente di Confindustria,...

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di Alberto Comuzzi – «Siamo in un Paese dove la realtà non viene raccontata» e quel che è peggio, ha detto senza mezzi termini il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, «nessuno ha l’interesse, il coraggio, la volontà di dire qual è la realtà, che cosa ci aspetta in autunno».

La previsione che il Presidente degli industriali fa è che a Ottobre un milione di italiani potrebbe trovarsi senza occupazione. C’è poco da fare allarmismi, ma l’impressione è che il Governo e le forze politiche che lo sostengono non abbiano ancora messo a fuoco bene ciò che (Dio non voglia!) potrebbe accadere tra meno di 90 giorni nel nostro Paese.

L’economista Alberto Quadrio Curzio, nella primavera del 2015 durante una conferenza nell’auditorium della Camera di Commercio di Lecco, aveva lucidamente pronosticato ciò che sarebbe potuto accadere in Italia se non fossero state urgentemente prese alcune misure. Parole, le sue, disperse al vento.

Che cosa disse in quell’occasione l’illustre Economista? Invitato a commentare la situazione economica di quei giorni e ad ipotizzare qualche rimedio per rimettere in sesto il Paese, ad un certo punto della sua conferenza, il numeroso pubblico presente ammutolì.

Stiamo molto attenti – fu questo il senso del passaggio più allarmante del discorso di Quadrio Curzio – perché se ora viviamo l’epilogo di una crisi finanziaria che sta per diventare economica, corriamo il forte rischio di entrare in una tremenda crisi politica che può determinarne una istituzionale e, subito dopo, una sociale che può addirittura degenerare in insurrezione.

Un’analisi fredda e chiara offerta, ben cinque anni fa, ad un pubblico d’imprenditori lecchesi che, anche se non dovessero avere buona memoria, oggi non possono non sentirsi preoccupati come il loro Presidente nazionale per come sta evolvendo la situazione in Italia.

Pochi giorni fa il Presidente del Consiglio ha convocato gli Stati generali che a molti studenti (e a non pochi italiani da tempo lontani dai banchi di scuola) avranno evocato i fatti di poco antecedenti la rivoluzione francese (1789-1799).

Allora fu la nobiltà (che oggi potrebbero essere i ceti egemoni della finanza, dell’economia, della politica e dell’alta burocrazia di Stato supportati da gran parte del sistema massmediatico) a voler convocare gli Stati generali per perpetuare la propria condizione privilegiata, ma ad approfittarne per rovesciare gli equilibri di potere attraverso un radicale rinnovamento fu il Terzo stato (leggi quella parte di opinione pubblica che spinge per elezioni e, attraverso queste, eleggere un governo in grado di fare urgenti riforme economiche, sociali e, perché no?, Parlamento permettendo, anche costituzionali).

La storia è maestra di vita. Potrebbe essere un utile esercizio, di tanto in tanto, ripassarla. Scopriremmo, come dice il libro del Qoelet o Ecclesiaste, che «non c’è nulla di nuovo sotto il sole». In pratica: ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà.

Qui c’è più d’uno che sta scherzando con il fuoco. A Ottobre le piazze e le strade delle città italiane potrebbero tornare ad affollarsi di inferociti disoccupati pronti a saccheggiare negozi e supermercati.

Davanti a possibili disordini e incidenti, che faranno i padroni del vapore, Pd, Cinque Stelle e clientele varie? Addosseranno il peso di assicurare la tranquillità del corretto vivere civile alle Forze dell’ordine (da mesi, insieme alla classe medica, sotto pressione per la diffusione del virus di Wuhan)?

Il Governo e i propri accoliti sono così sicuri di riuscire a sfilarsi dal caos da loro stessi irresponsabilmente generato?

Foto di AnnasiriapiaOpera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento

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