Come convertire il permesso di soggiorno da studio a lavoro in Italia

Per gli studenti stranieri, restare in Italia dopo gli studi per lavorare è più che un desiderio: è spesso un passaggio naturale, quasi inevitabile. Chi è arrivato per...

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Per gli studenti stranieri, restare in Italia dopo gli studi per lavorare è più che un desiderio: è spesso un passaggio naturale, quasi inevitabile. Chi è arrivato per studiare si affeziona, si costruisce una rete, trova magari anche una proposta concreta di lavoro. Il permesso di soggiorno  per studio ha i suoi limiti, uno fra tutti pesa più degli altri: non consente di lavorare a tempo pieno. Per questo, chi vuole restare e costruirsi un futuro qui, deve mettere mano alla pratica di conversione del permesso da studio a lavoro.

Abbiamo parlato di questa opportunità con il team di SH Immigration Specialists, agenzia per stranieri e aziende internazionali specializzata in assistenza e consulenza amministrativa per l’immigrazione in Italia.

Conversione del permesso di soggiorno da studio a lavoro

Non servono lauree con lode né miracoli burocratici. Quello che serve è avere un permesso di soggiorno valido per studio, e la concreta possibilità di ottenere un contratto di lavoro. Servono condizioni chiare e verificabili. Una proposta di lavoro subordinato deve avere almeno sei mesi di durata, superare le venti ore settimanali, e poggiare su basi reali.

Non è obbligatorio aver finito gli studi: chi sta ancora frequentando — e ha l’opportunità concreta di inserirsi nel mondo del lavoro — può avviare la pratica di conversione. Anche chi è cresciuto in Italia e ha raggiunto la maggiore età sul territorio può farlo. Stesso discorso vale per chi ha completato un master o un dottorato. Le porte, oggi, sono aperte più che in passato.

Per il lavoro autonomo, il discorso si complica: serve dimostrare che l’attività ha basi solide, che ci sono i soldi per far partire l’attività e che si è pronti a iscriversi in Camera di Commercio o, se richiesto, all’albo professionale.

Come si presenta la domanda

Oggi la richiesta si fa online, col proprio SPID, accedendo al portale del Ministero dell’Interno. A seconda del tipo di conversione, si usa un modulo diverso: VA per lavoro subordinato, Z per autonomo, V2 se si è maggiorenni in Italia o neolaureati, e Z2 per chi intende aprire una partita IVA nelle stesse condizioni. La procedura è a portata di click, ma la cura dei dettagli resta fondamentale.

Una volta spedita la richiesta, lo Sportello Unico per l’Immigrazione prende in carico la pratica. Se non ci sono intoppi, si viene convocati insieme al datore di lavoro per firmare il contratto di soggiorno. Da lì parte l’ultima tappa: il famoso kit postale per richiedere il nuovo permesso di soggiorno, che passa poi al vaglio della Questura. Se è tutto regolare si riceve l’appuntamento per ritirare il permesso convertito.

I documenti che servono davvero

E’ indispensabile essere in possesso di un passaporto valido. Poi il permesso di soggiorno attuale o la ricevuta del rinnovo, la proposta di contratto firmata (attenzione: ci vogliono le firme di entrambe le parti), quattro foto formato tessera, una marca da bollo da 16 euro e — fondamentale — una certificazione di idoneità dell’alloggio, oppure almeno la ricevuta della richiesta.

Per chi vuole aprire un’attività in proprio, entrano in scena altri documenti: visura camerale, dichiarazione di inizio attività, prove di copertura economica, iscrizione agli enti. Non è un puzzle insormontabile, ma ogni tessera deve andare al suo posto.

Chi ha conseguito un titolo di studio in Italia può allegarlo: non è sempre obbligatorio, ma dimostra radicamento e impegno. E in una pratica amministrativa, queste cose pesano.

Tempi e imprevisti

I tempi? C’è chi chiude tutto in un paio di mesi e chi deve armarsi di pazienza. Molto dipende da quanto si è precisi nella fase iniziale. Gli errori — una data sbagliata, un documento mancante — possono rallentare l’iter anche di settimane. Le Questure e gli sportelli unici non brillano sempre per rapidità, ma è anche vero che quando le carte sono in ordine, il meccanismo scorre più velocemente.

Vale la pena ricordare che il permesso di soggiorno per studio va rinnovato solo se non si fa in tempo a convertire prima della scadenza. Per questo, iniziare per tempo non è solo un consiglio, è quasi un dovere.

Chi è in bilico, magari perché la scadenza si avvicina o l’offerta di lavoro è in arrivo, dovrebbe considerare seriamente di rivolgersi a chi ha esperienza nella gestione di queste pratiche.

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