Caro energia il grido d’allarme delle imprese

Prezzi troppo alti per gas ed elettricità buttano fuori mercato le imprese italiane. E’ il grido d’allarme lanciato ieri lunedì 27 Dicembre, dagli imprenditori del nord, riuniti presso...

1050 0
1050 0

Prezzi troppo alti per gas ed elettricità buttano fuori mercato le imprese italiane. E’ il grido d’allarme lanciato ieri lunedì 27 Dicembre, dagli imprenditori del nord, riuniti presso Fonderia di Torbole, a Torbole Casaglia in provincia di Brescia. Il rischio di blocco totale della produzione sta diventando una realtà.

II mondo imprenditoriale era rappresentato da Fabio Zanardi ed Enrico Frigerio (rispettivamente presidente e vicepresidente di Assofond), Roberto Vavassori (vicepresidente di Anfia), Michele Bianchi (comitato presidenza di Assocarta) e Franco Gussalli Beretta (presidente di Confindustria Brescia), cui si sono aggiunti in collegamento Giovanni Savorani (presidente di Confindustria Ceramica), Roberto Pierucci (comitato presidenza di Assovetro) e Davide Garofalo (consigliere di Assomet).

Il mondo della politica e delle istituzioni ha visto invece la presenza del senatore Matteo Salvini e degli assessori allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, e (in collegamento) di Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla.

L’incontro è stato organizzato durante le festività natalizie per la gravità della situazione, molte imprese hanno sospeso o dovranno sospendere la produzione senza possibilità di prevedere quando riaprire.

A Torbole di Casiglia si è levato il coro unanime degli imprenditori che rappresentano le migliori competenze industriali del Nord.

Come più volte ripetuto dagli imprenditori si sta manifestando una situazione paradossale in presenza di un numero considerevole di ordinativi ai massimi degli ultimi anni e superiori al periodo pre-pandemia conviene non lavorare e aspettare tempi migliori a causa dei costi insostenibili di gas ed elettricità. Così gli imprenditori si vendono costretti a mettere i dipendenti in ferie o in cassa integrazione.

Ad essere interessate sono le piccole e medie imprese del Nord che fanno parte del comparto della metallurgia, della ceramica, del vetro, dell’acciaio, della carata, della chimica, e della calce, la ripresa è ostacolata dall’elevato costo dell’energia facendo diventare sempre più concreta l’ incapacità di proseguire con le attività produttive.

I settori manifatturieri italiani si trovano a fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Il prezzo dell’energia elettrica continua a registrare valori record: nelle prime due settimane di dicembre ha raggiunto il picco storico di 374 €/MWh (+280% rispetto al valore di gennaio 2021; +650% rispetto a gennaio 2020). Anche le quotazioni del gas naturale stanno registrando degli andamenti di crescita esponenziale: il prezzo della commodity in Italia è cresciuto di oltre il 671% da novembre 2020 a novembre 2021, e le quotazioni al principale hub europeo hanno superato negli ultimi giorni i 180 €/Mwh.

Proprio l’assessore Guidesi, il primo a lanciare il grido d’allarme ormai tre mesi fa, ha definito così il momento drammatico: “I costi energetici rischiano di essere la Lehman Brothers del manifatturiero e questo non possiamo permettercelo, bisogna agire subito a livello europeo. L’Europa ha deciso di non decidere e di rimandare il problema.

Bastava parlare, come facciamo quotidianamente, con gli imprenditori per capire ciò che stava e sta accadendo. Non c’è più tempo, bisogna agire subito, come Regione Lombardia noi ci siamo e saremo sempre al fianco delle imprese perché solo sostenendo le imprese sosteniamo i lavoratori.

Le imprese dei settori energivori hanno un ruolo chiave nel tessuto industriale italiano: generano 88 miliardi l’anno di valore aggiunto, con una forte vocazione all’export che vale circa il 55% del loro fatturato, e sostengono 350.000 posti di lavoro diretti, numero che raddoppia a 700.000 persone calcolando anche l’indotto.

La prospettiva per queste imprese è di non riuscire più a garantire ai clienti semilavorati e prodotti e aprire per un gran numero di lavoratori la prospettiva della cassa integrazione. Un rischio ulteriore è che rallenti e fermi l’economia circolare: molti dei settori energy intensive sono, infatti, anche riciclatori di rifiuti e di materie prime secondarie.

Al di là della semplice constatazione di una situazione insostenibile, le associazioni imprenditoriali hanno anche elencato le possibili soluzioni, sia congiunturali sia strutturali, che potrebbero permettere alle imprese per lo meno di non dover affrontare un ulteriore peggioramento nel 2022, dato che lo scenario relativo ai prezzi delle commodity energetiche si annuncia ancora più complesso nei prossimi mesi.

In un momento così straordinario le imprese chiedono interventi immediati. Per mitigare gli effetti devastanti degli aumenti del gas naturale sui mercati mondiali occorre valorizzare la risorsa del gas nazionale, sia come risposta congiunturale, mediante una procedura di gas release per il periodo invernale, sia creando un meccanismo temporaneo che allochi quote del gas estratto in Italia in sostituzione di gas importato alle imprese a ciclo termico, impegnate nella decarbonizzazione dei loro processi.

Sul fronte dell’energia elettrica deve essere rinviato il capacity market (un nuovo onere che dal 1° gennaio 2022 porterà un aggravio pari a 39,799 €/MWh nelle 500 ore di picco, quelle in cui il sistema ha la maggiore congestione di consumo, e pari a 1,296 €/MWh nelle altre ore) e deve essere data la più ampia applicazione possibile all’art. 39 elettrico. Con uno sguardo di medio periodo serve riformare il mercato elettrico nazionale. I costi energetici crescono e impoveriscono le imprese, produttori e grandi venditori di energia continuano a fare profitti al di sopra di qualsiasi logica di mercato.

In materia di ETS servono i correttivi, anche temporanei, per limitare la possibilità si spinte speculative causate da investitori non industriali. Inoltre va sbloccata la compensazione dei costi indiretti che in Italia sembra essersi arenata.

Gli imprenditori, oggi riuniti a Brescia, hanno esposto preoccupazioni per il blocco della produzione che a breve diventerà realtà se il Governo non prenderà provvedimenti sia nel breve e nel lungo periodo.

La conclusione dell’incontro è la richiesta degli imprenditori di “fare presto” non rimandando decisioni che potrebbero essere letali per il comparto industriale italiano.

Foto di Pexels da Pixabay

Condividi

Join the Conversation