Tre bollini rosa assegnati al San Gerardo e due a Desio

La ASST di Monza ha ricevuto oggi da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, tre Bollini Rosa sulla base di una scala da...

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La ASST di Monza ha ricevuto oggi da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, tre Bollini Rosa sulla base di una scala da uno a tre, per il biennio 2020-2021 per l’ospedale San Gerardo e due Bollini Rosa per l’ospedale di Desio.

I Bollini Rosa sono il riconoscimento che Fondazione Onda, da sempre impegnata sul fronte della promozione della medicina di genere, attribuisce dal 2007 agli ospedali attenti alla salute femminile e che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattie delle donne.

Una particolare attenzione è rivolta al tema della depressione che riguarda 3 milioni di persone in Italia, tra cui più di 2 milioni di donne. Per questo, Fondazione Onda assegna una “menzione speciale” a 10 ospedali con i Bollini Rosa che si distinguono per l’impegno sul tema della “depressione in un’ottica di genere”. Tra questi il San Gerardo di Monza.

La valutazione delle strutture ospedaliere e l’assegnazione dei Bollini Rosa è avvenuta tramite un questionario di candidatura composto da quasi 500 domande suddivise in 18 aree specialistiche, due in più rispetto alla precedente edizione per l’introduzione di dermatologia e urologia. Un’apposita commissione multidisciplinare, presieduta da Walter Ricciardi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma, ha validato i bollini conseguiti dagli ospedali nella candidatura considerando gli elementi qualitativi di particolare rilevanza e il risultato ottenuto nelle diverse aree specialistiche presentate.

Il primo progetto è dedicato ai soggetti vulnerabili che devono essere identificati e monitorati nei diversi periodi del pre-parto, durante il parto e dopo il parto, nel corso dei quali si possono “accendere” esordi di patologie depressive o la possibilità di una recidiva nei soggetti che l’hanno già manifestata in precedenti gravidanze o in specifiche fasi della vita. Il secondo progetto si rivolge al più ampio sostegno verso le “famiglie vulnerabili”.

Il Progetto RIMI (Percorsi di cura per la maternità e paternità fragile) vede un’attenzione particolare alla famiglia in condizioni di difficoltà psicologica o di scarsa attenzione/disagio rispetto al ruolo genitoriale. Il terzo livello di attività clinica specialistica, sperimentale in quanto attivato a partire dalla ricognizione delle esigenze del territorio, ha riguardato negli anni il ruolo consulenziale che il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze ha svolto – attraverso l’”Ambulatorio Luce” – per le pazienti che, sempre durante le fasi del peri-parto, mostravano problematiche di disagio psichico in senso stretto e tali da richiedere l’intervento dello psichiatra.

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