Garattini: i vaccini vanno spiegati

di Donatella Salambat «Avere dubbi è importante e questo dovrebbe far sì che le Autorità sanitarie capiscano che occorre fare una campagna d’informazione accurata per rispondere ai dubbi....

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di Donatella Salambat «Avere dubbi è importante e questo dovrebbe far sì che le Autorità sanitarie capiscano che occorre fare una campagna d’informazione accurata per rispondere ai dubbi. Non si possono dare notizie in modo generico, ma è necessario fornire i dettagli sui vaccini in modo che le persone si rendano conto di che cosa è loro consigliato o richiesto di fare. Non basta dire “vediamo il sole oltre il tunnel” la gente vuole informazioni ed è nostro dovere fornirle dicendo ciò che sappiamo e ammettendo ciò che non sappiamo».

Così il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e uno dei più accreditati scienziati italiani, ben noto anche oltre i confini del nostro Paese. Ai giornali del nostro Alpi Media Group il Professore ha già concesso interviste ed ora, cortesemente, accoglie il nostro invito a spiegare più in dettaglio che cosa sta accadendo con la campagna vaccinale in corso per combattere e, nella migliore delle ipotesi, sconfiggere il virus di Wuhan.

Ecco, professor Garattini, come sono stati costruiti i tre vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca?

Pfizer e Moderna sono molto simili tra di loro. Sono nano particelle che contengono un pezzo dell’Rna del virus opportunamente modificato avvolto da uno strato di grasso (lipidi) disposto su queste piccole particelle che entrano nell’organismo. Una volta entrate nelle cellule producono la proteina S che è la proteina che permette al virus di entrare nelle cellule. L’organismo reagisce alla proteina S creando degli anticorpi e delle difese cellulari che impediscono al virus di entrare nelle cellule stesse impedendo al virus di riprodursi. Il virus può svilupparsi solo se entra nelle cellule, di vita propria non può proliferare. Questo è il modo in cui sono stati realizzati i due vaccini che sfruttano la tecnologia sviluppata per altre patologie, come nel campo dei tumori.
Astrazeneca è un po’ diverso. Veicola il materiale che permette di fare la proteina S attraverso un virus che non è patogeno per l’uomo, un altro modo per fare in modo che l’Rna del virus produca la proteina S che non permette al virus di entrare nelle cellule. Usa un virus invece delle nanoparticelle per portare dentro il materiale nelle cellule. Questa è la differenza. I vaccini di Pfizer e Moderna richiedono due somministrazioni. Per Pfizer dopo la prima iniezione devono trascorrere tre settimane per effettuare la seconda e dopo una settimana si raggiunge l’immunità. Moderna richiede una distanza di quattro settimane tra la prima e la seconda iniezione. Astrazeneca ancora non si conosce. Ha fatto un po’ di errori nella sperimentazione, come da loro ammissione. Sono un in ritardo.

La risposta immunitaria determinata dai tre vaccini sarà la stessa in tutti i soggetti che ricevono il vaccino?

Come per tutti i farmaci varia. Per Moderna e per Pfizer la risposta è superiore al 90 per cento. Per un certo numero di casi non si ha risposta. Nel caso della Pfizer i trattati con il vaccino hanno sviluppato in 8 casi il Covid in forma leggera, invece nei trattati con il controllo, si sono verificati 162 casi. Solo il 5 per cento.

Le persone che non si immunizzano possono trasmettere il virus a chi non è vaccinato?

Ancora non è dato di saperlo. Se parliamo delle persone che hanno ricevuto la prima dose è possibile, mentre se parliamo di quelli che hanno ricevuto la seconda dose ancora non è possibile stabilirlo perché occorre del tempo. Comunque essendo molto pochi, solo il 5 per cento, ciò non permette la circolazione del virus. Il giorno in cui tutti saranno vaccinati il virus non ha modo di infettare le persone. In Italia, su una popolazione di 60 milioni di abitanti, chi può trasmettere il virus è solo il 5 per cento. Quando sarà ottenuta questa immunità diffusa o di gregge, come la si vuol chiamare, il virus praticamente risulterà avere scarse possibilità di contagiare.

Che cosa pensa del vaccino italiano Reithera?

È un vaccino come tutti gli altri; bisogna vedere il risultato. Fino ad oggi sono state trattate solo 45 persone, ci vorrà ancora del tempo prima di affrontare le altri fasi. Prima di riuscire a vaccinare 30mila soggetti necessari per raggiungere la fase 3 ci vorrà del tempo. Probabilmente potrà essere disponibile per la fine dell’anno, ammesso che tutto vada bene.

Si parla di immunità di sei mesi o di un anno qual è la verità?

La durata non la può stabilire nessuno, fino a quando non passa il tempo. L’unica cosa che è data di sapere ora è che la durata è di 4 mesi, vale a dire il tempo trascorso mediamente dalla Fase3. Il resto è indovinare. Non lo sapremo fino a quando non saranno trascorsi almeno sei mesi o, meglio, un anno.

Le persone temono l’insorgenza di effetti collaterali precoci o tardivi. Come fare chiarezza?

Conosciamo gli effetti collaterali nell’ambito dei dati che sono stati finora disponibili. Sono quelli più o meno propri della maggioranza dei vaccini: dolore nel luogo dove è stato somministrato, mal di testa, nausea, malessere, linea di febbre, dolori muscolari, ossei.
Disturbi relativamente minori rispetto ai benefici che ci aspettiamo. Bisogna però chiarire una cosa molto importante. Il vaccino protegge dal virus e ha degli effetti collaterali, che ho menzionato prima. Quello che invece è molto difficile spiegare alla gente e che c’è una serie di patologie che possono presentarsi indipendentemente dal vaccino. Ad esempio: se io tre giorni o cinque giorni dopo ho un infarto, non è che il vaccino protegge dagli infarti, lo avrei avuto anche se non avessi fatto il vaccino. Molte volte alcune malattie vengono anche in quelli che non prendono il vaccino. Bisogna poi capire qual è il rapporto di causa ed effetto. È improbabile che un vaccino crei un infarto cardiaco. Il vaccino non protegge dall’infarto, dall’ictus, dal diabete, queste malattie continueranno ad esserci come esistevano prima.

Esistono rischi nel vaccinarsi per le persone che soffrono di patologie croniche o immunitarie?

No, nel senso che non ci sono controindicazioni. Bisogna vedere nello specifico. Prima di fare la vaccinazione il medico di solito ha l’obbligo di chiedere le patologie di cui il soggetto soffre. Io so che la gente teme il vaccino per il fatto che è allergica. Se una persona è allergica alle fragole, ai pollini, o alle uova non è che il vaccino sia controindicato. Il vaccino non contiene le proteine del polline, delle fragole o delle uova. Il vaccino dà allergia a chi è sensibile ai componenti del vaccino, ma non per chi è allergico alle uova. Questo esisteva una volta quando i vaccini richiedevano di coltivare il virus o i batteri in un sistema che conteneva delle proteine dell’uovo, ma adesso non esiste più.

Non c’è una controindicazione. Il vaccino è indicato per persone che hanno fattori di rischio. La priorità del vaccino sarà per chi ha fattori di rischio. Il covid 19 può peggiorare le malattie che già esistono. Il vaccino è certamente utile a chi soffre di diabete, artrite reumatoide, problemi cardio vascolari perché il virus può modificare in senso negativo queste patologie.

Lo si raccomanda un po’ come si fa con la vaccinazione contro l’influenza che si consiglia agli anziani affetti da malattie croniche, proprio perché il virus dell’influenza può essere negativo per chi ha malattie croniche.

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