San Giovanni XXIII luminoso esempio di uomo di pace

di Alberto Comuzzi Negli anni della guerra fredda Papa Roncalli aiutò Kruscev e Kennedy a comporre la crisi di Cuba, evitando la terza guerra mondiale. I leader politici, italiani...

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di Alberto Comuzzi Negli anni della guerra fredda Papa Roncalli aiutò Kruscev e Kennedy a comporre la crisi di Cuba, evitando la terza guerra mondiale. I leader politici, italiani e stranieri, studiando la sua vita, potrebbero trarre utili spunti per svolgere coscienziosamente il loro delicato compito.

Mentre tv e radio sembrano ossessivamente impegnate a diffondere notizie politiche sempre più invasive e le pagine dei quotidiani italiani (alcuni anche stranieri) sono irrorate da fiumi d’inchiostro per spiegare fatti e antefatti di una crisi di governo che finalmente sembra conclusa (oggi, 1 Giugno, i ministri della Repubblica italiana giurano nelle mani del presidente Mattarella), migliaia di persone stanno affollando i luoghi di passaggio dell’urna di Papa Giovanni XXIII (1881-1963) in terra bergamasca.

“Avvenire” e “l’Eco di Bergamo” hanno informato i propri lettori che la “pelegrinatio” della salma del Papa Buono si concluderà il 10 Giugno a Sotto il Monte, luogo natale di Angelo Roncalli, specificando le località in cui sosterà per dare modo ai suoi tanti devoti di pregare davanti alla sua urna. Siamo un popolo dalla memoria corta, purtroppo; e anche molto diviso.

Se la classe politica, almeno quella parte che ha studiato e ricorda un pochino di storia (un terzo, un quarto, un quindo degli attuali parlamentari?), si fosse fermata per un attimo per ricordare chi è stato e che cosa ha fatto Papa Roncalli, la soluzione per comporre un governo si sarebbe trovata quasi naturalmente ottanta giorni fa.

Ha scritto il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi: «Pensare al santo Papa Giovanni XXIII che torna nella sua terra, mi ha fatto ricordare quanto lui disse, pochi mesi dopo l’elezione a Pontefice, in un’udienza ad un gruppo di bergamaschi: “Vi esorto a progredire sempre nella bontà, nella virtù, nella generosità, affinché i Bergamaschi siano sempre degni di Bergamo”.

La sua presenza interpellerà la nostra Chiesa e la nostra società. Scriveva mons. Roncalli ai familiari il 26 Novembre 1930: “Da quando sono uscito di casa ho letto molti libri e imparato molte cose che voi non potevate insegnarmi. Ma quelle cose che ho appreso da voi sono ancora le più preziose e importanti; sorreggono e danno calore alle molte altre che appresi in seguito, in tanti e tanti anni”.

Da queste profonde radici bergamasche fiorisce la sua preferenza – mostrata al mondo da Papa – a guardare gli aspetti positivi, più che a quelli negativi e a considerare, nei rapporti con gli altri, ciò che unisce più di che ciò che divide. Una bergamaschicità che determina la sua umanità e la sua spiritualità e diventa pazienza nelle difficoltà, sobrietà nell’uso delle cose, costanza e fiducia».

Giovanni XXIII è stato il papa del Concilio Vaticano II, il Pontefice che s’è consumato per far capire ai grandi della Terra l’inestimabile valore della pace e la formidabile via del dialogo per avvicinare popoli lontani tra loro per storie e tradizioni.

È storicamente provato che nella crisi di Cuba (la Russia di Kruscev pronta ad installare testate nucleari a poche miglia dalle coste della Florida e quella di Kennedy decisa ad impedirlo scatenando un terzo conflitto mondiale) ad aiutare i contendenti a risolvere pacificamente la vertenza fu l’intervento di Papa Giovanni XXIII insieme al governo italiano allora presieduto da Fanfani.

In Italia e nel mondo urgono leader con un po’ di memoria storica e meno contaminati dal dio denaro, come su tutto dovesse sempre dipendere da questo. Il profitto fine a sé stesso (non quello virtuoso che remunera l’onesto lavoro o addirittura è utilizzato per generarne altro) è il vitello d’oro di biblica memoria.

Se andiamo alle origini di tanto malessere, in Europa e fuori (pensiamo alla guerra dei dazi su acciaio e alluminio ormai scatenata anche tra Usa ed Europa), ci accorgiamo che la causa è sempre la rapacità umana. Ormai ci siamo assuefati persino alla speculazione finanziaria che, non solo arricchisce ulteriormente chi è già ricco, ma impoverisce ancor di più chi è già povero.

Le grandi disuguaglianze economiche quando investono milioni di persone sono sempre prodromiche a eventi traumatici che hanno come epilogo guerre o rivoluzioni. La pace è inscindibilmente connessa alla giustizia.

Nel compendio alla Dottrina sociale cristiana si legge che «uomini resi nuovi dall’amore di Dio sono in grado di cambiare le regole e la qualità delle relazioni e anche le strutture sociali: sono persone capaci di portare pace dove ci sono conflitti, di costruire e coltivare rapporti fraterni dove c’è odio, di cercare la giustizia dove domina lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Solo l’amore è capace di trasformare in modo radicale i rapporti che gli esseri umani intrattengono tra loro. Inserito in questa prospettiva, ciascun uomo di buona volontà può intravedere i vasti orizzonti della giustizia e dello sviluppo umano nella verità e nel bene».

Nel Marzo 1963, in piena guerra fredda, Papa Giovanni ricevendo nel suo studio privato in Vaticano Alexej Adjubei con la moglie Rada, figlia del capo sovietico Nikita Kruscev si sentì dire da quest’ultima «Lei ha le mani grosse e nodose dei contadini, come quelle di mio padre».

Alla fine dell’incontro papa Giovanni confidò al suo segretario, monsignor Loris Capovilla: «Avere ricevuto la figlia del segretario del Partito comunista sovietico potrà rivelarsi una delusione, oppure un filo misterioso della Provvidenza che io non ho il diritto di rompere». Parole profetiche di un Santo che aveva seminato pace nel mondo.

Vent’anni dopo, con Gorbaciov, la Russia voltava definitivamente pagina inaugurando quel periodo del disgelo e della distensione che tanto bene avrebbe portato soprattutto ai Paesi occidentali.

Papa Roncalli, Kruscev e Kennedy preservarono la pace nel mondo; e di Trump, Putin, Merkel, Macron, Xi Ginping, Juncker potremo dire altrettanto?

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