Salvini: la coerenza della Lega con il decreto sicurezza

di Alberto Comuzzi – Allora ci siamo: il decreto sicurezza, tenacemente voluto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini, è legge. Il testo, composto da 40 articoli, si articola su...

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di Alberto Comuzzi – Allora ci siamo: il decreto sicurezza, tenacemente voluto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini, è legge. Il testo, composto da 40 articoli, si articola su tre aree principali: sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa, immigrazione.

Ovviamente non è qui possibile commentare articolo per articolo l’intero decreto. Ci limitiamo quindi a qualche breve considerazione su alcuni punti che ci appaiono qualificanti.

Per rendere le città più sicure il decreto prevede un Piano nazionale di sgomberi. In pratica vengono stabilite le modalità di ricognizione delle situazioni di occupazione. Entro 60 giorni poi dovranno essere definiti dei piani provinciali per le esecuzioni dei provvedimenti di sgombero, anche mediante l’impiego della Forza Pubblica.

Contemporaneamente è previsto che venga punito chiunque invada arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto. Pene più elevate, da 2 a 4 anni di carcere, se il fatto è compiuto da più di cinque persone. Viene reintrodotto il reato di blocco stradale (compresa anche l’ostruzione o l’ingombro dei binari).

Chi ha buona memoria ricorderà l’occupazione da parte di immigrati di arterie di comunicazione importanti come viale Zara a Milano, di linee ferroviarie come la Milano-Mortara, di edifici pubblici come l’ex Gaetano Pini di via Isocrate, per citare gli eventi più recenti.

A sopportare i costi di tali occupazioni sono stati, innanzi tutto quei malcapitati cittadini “rei” di essersi trovati nei luoghi dove avvenivano (chi avrà risarcito i danni provocati ad automobilisti e viaggiatori bloccati per ore?) e, con loro, le forze dell’ordine chiamate a svolgere compiti supplementari di ordine pubblico di cui avrebbero volentieri fatto a meno. D’ora innanzi, chi occupa sa di commettere un reato.

Per quanto concerne il capitolo immigrazione – sicuramente il più articolato – l’obiettivo, palese, è quello di contenerla. È cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari (articolo 1), che aveva la durata di due anni e consentiva l’accesso al lavoro, al servizio sanitario nazionale, all’assistenza sociale e all’edilizia residenziale.

Al suo posto sono introdotti permessi per “protezione speciale” (un anno), “per calamità naturale nel Paese di origine” (sei mesi), “per condizioni di salute gravi” (un anno), “per atti di particolare valore civile” e “per casi speciali” (vittime di violenza grave o sfruttamento lavorativo).

È contemplata anche la revoca della cittadinanza italiana (articolo 14) che scatta anche per i colpevoli di reati con finalità di terrorismo o eversione dell’ordinamento costituzionale. Tempi raddoppiati (4 anni) inoltre per la concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza.

Nella lotta al terrorismo l’articolo 17 dispone che «al fine di ridurre il rischio di attentati con veicoli lanciati sulla folla, i gestori delle attività di autonoleggio saranno tenuti a comunicare – alla stipula del contratto e comunque con “congruo anticipo” rispetto alla consegna – i dati identificativi dei clienti alle forze di polizia per i controlli incrociati nelle banche dati».

Il decreto contiene un pacchetto di norme destinate ad incidere in modo non virtuale sulla nostra società e proprio per questo a suscitare reazioni di consenso e di dissenso. Un dato è incontestabile: con questa legge Salvini mantiene una delle promesse fatte ai propri elettori che, se gli ultimi sondaggi sono veritieri, sono raddoppiati nei suoi primi cinque mesi di governo.

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