Enpa Monza il ruolo del canile nella cultura cinofila

ENPA Monza e Brianza riparte con il ciclo di conferenze dedicate al mondo cinofilo con una nuova interessante serata dal titolo “L’importanza del canile nella cultura cinofila”. Negli anni...

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ENPA Monza e Brianza riparte con il ciclo di conferenze dedicate al mondo cinofilo con una nuova interessante serata dal titolo “L’importanza del canile nella cultura cinofila”. Negli anni ’50 il canile nasce come presidio medico veterinario per la prevenzione alla diffusione di zoonosi come la rabbia. Negli anni ’90, grazie alla legge 281/91, la prassi dell’eutanasia nei canili viene abolita e contemporaneamente cambia la prospettiva sul benessere animale. Oggi il canile è – o dovrebbe essere – un luogo di servizi alla cittadinanza e centro di diffusione culturale del rapporto uomo animali.

E se il canile ideale è un canile vuoto, è anche vero che, a fronte di realtà più felici come il rifugio di Monza, dove il turnover di cani è continuo e la permanenza degli stessi, fatta le debite eccezioni, è mediamente molto breve, esistono purtroppo delle realtà in cui i cani sono destinati a rimanere in un box fino alla fine dei loro giorni.

Istruttore cinofilo, divulgatore e docente presso le maggiori scuole di formazione in ambito cinofilo, nonché autore del libro”CANILE 3.0″, il relatore Luca Spennacchio propone una riflessione su temi quali il ruolo del canile nella società moderna, passata e presente, e come si stanno trasformando le strutture.

L’appuntamento è per mercoledì 15 gennaio alle ore 21 presso la sala conferenze del canile-gattile di Monza in Via San Damiano 21. L’ingresso è a offerta libera fino a esaurimento posti. Si consiglia la prenotazione scrivendo a prenotazioni@enpamonza.it o mandando un messaggio (WhatsApp o SMS) a Ilaria 328-4528309. Il ricavato della serata andrà a sostegno delle attività per la tutela degli animali di ENPA di Monza e Brianza.  Per il loro benessere, i cani possono venire solo se abituati a stare in un contesto affollato.

Da una vita trascorsa nei canili, prima come volontario, poi come educatore, infine come formatore, nasce l’idea di mettere su carta il “canile che non c’è”. Un modello ideale, ma assolutamente fattibile, che mette il benessere del cane e il reinserimento in società al centro di tutto, e si propone non più come “discarica” degli indesiderabili ma come motore di un cambiamento culturale e sociale che ridia al cane la dignità che merita.

In parte manuale, in parte memoria autobiografica, in parte riflessione filosofica sul cane, questo libro ci conduce in un viaggio attraverso la realtà del canile, ma soprattutto all’interno della più stretta relazione tra l’uomo e un animale altro e, infine, nella mente stessa del nostro partner più antico: il cane.

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