Italia, partite Iva allo stremo e stipendi pubblici garantiti

di Alberto Comuzzi –  In Italia non abbiamo più un numero elevato di malati tanto che la seconda fase sperimentale del vaccino che stiamo predisponendo per curare il...

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di Alberto Comuzzi –  In Italia non abbiamo più un numero elevato di malati tanto che la seconda fase sperimentale del vaccino che stiamo predisponendo per curare il virus di Wuhan saremo costretti a realizzarla su pazienti latinoamericani perché è nei Paesi del Sud America che in questo momento l’epidemia sta imperversando.

Questo, in sintesi, il pensiero espresso dal dottor Giuseppe Ippolito, medico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, nel corso di un’affollata conferenza stampa lunedì 31 Agosto.

Gli effetti tragici dell’epidemia (35.491 morti al 26 Agosto) si sono drasticamente ridotti, per fortuna, ma non l’allarme che da settimane gran parte del sistema mass-mediatico alimenta. Il risultato è che molti italiani, soprattutto anziani, oggi temono di uscire di casa mentre altri, talvolta anche in modo strumentale, si sono comodamente adattati a non lasciare le proprie residenze. Ci riferiamo a quella parte di lavoratori garantiti, soprattutto dipendenti del pubblico impiego – esclusi ovviamente gli appartenenti alle Forze dell’ordine, alla sicurezza e alla salute nazionale –, i quali, al vantaggio di percepire regolarmente lo stipendio, aggiungono quello di essere poco o per nulla controllati nella loro produttività. È stata alimentata una psicosi di paura collegiale che sta desertificando le città. Vie e piazze, fino a pochi mesi fa trafficate, sono diventati luoghi incantati cristallizzati in una natura immota.

Viceversa i non garantiti, tutti coloro che per procurare la michetta per sé e per i propri figli devono produrre (artigiani, piccoli e medi imprenditori, liberi professionisti e, in genere, quelli definiti “della partita iva”), sono i cittadini che più insistono per lasciarsi alle spalle la tremenda esperienza dell’isolamento indotto dall’epidemia. Diciamola fino in fondo: sono questi ultimi che producendo ricchezza e pagando le tasse consentono a chi opera nel pubblico di arrivare, senza patemi d’animo, al 27 del mese e, talvolta, persino di fruire di emolumenti al di sopra di meriti e competenze.

Persino i cattolici praticanti si sono assuefatti al clima generato dal virus di Wuhan. Con il timore (o la scusa) d’infettarsi quanti non hanno messo più piede in chiesa, nemmeno per partecipare alla Messa festiva? Pessimo segnale se anche le coscienze dei credenti s’addormentano.

Gli ultimi mesi di storia patria hanno fatto riemergere insegnamenti elementari: senza produrre beni e servizi un Paese non cresce. Senza conservare aree di produzione strategiche (acciaio, generi alimentari, farmaci, 5G, etc. ) un Paese perde la propria indipendenza. Senza innervare di valori autentici i propri cittadini un Paese sparisce.
La domanda allora è: a chi giova una situazione di generale sopore che attanaglia milioni di italiani?

Che futuro si può aspettare l’Italia con un’informazione in gran parte votata a sostenere la cappa sotto cui il governo (legittimo, s’intende) ha interesse a tenerei i cittadini e con un mondo in cui nazioni come la Cina o la Turchia sono pronte a destabilizzare equilibri internazionali per la loro sete di dominio?

La soluzione, non semplice, ma praticabile, è di ridare il primato a chi sa produrre ricchezza, a chi crea davvero posti di lavoro che aumentano il Prodotto interno lordo e non a chi usa il denaro raccolto con le tasse per assicurarsi clienti e clientele, inventando posti pubblici che spesso altro non sono che rendite parassitarie.

L’augurio che dobbiamo farci è che tra i prossimi consiglieri regionali e comunali che verranno eletti il 20 e 21 Settembre una larga parte provenga dal mondo produttivo. Se stentiamo a riprenderci è perché troppa parte del ceto politico, anche periferico, è ancora costituito da funzionari di partito e da militanti, raramente competenti, premiati con un seggio da questo o quel capo bastone.

È sempre la qualità delle persone a fare la fortuna di qualsiasi attività umana. Dopo il Rinascimento e il Risorgimento l’Italia ha bisogno di un Rifiorimento. Impossibile tornare all’esempio (riscoprendone i valori) dei nostri nonni e padri che hanno fatto grande il nostro Paese?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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