L’Italia va all’asta: chi offre di più?

di Alberto Comuzzi – I ripetuti errori che il Governo sta compiendo fanno crescere l’insoddisfazione nel Paese giorno dopo giorno. Tutto il sistema mediatico controllato dai fautori della...

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di Alberto Comuzzi – I ripetuti errori che il Governo sta compiendo fanno crescere l’insoddisfazione nel Paese giorno dopo giorno. Tutto il sistema mediatico controllato dai fautori della globalizzazione (quelli che accarezzano l’idea di un mondo governato da illuminati al di sopra di tutti e di tutto, Dio e Chiesa cattolica compresi) è in queste ore impegnato a orientare l’opinione pubblica sui fatti accaduti nel Campidoglio degli Stati Uniti a Washington.

È un fatto che sarà a lungo commentato e che, per ora, è spiegato come un vulnus alla democrazia inferto da un presidente autoritario e irresponsabile. Mentre tutto ciò accade e mentre sotto i nostri occhi cresce l’inquietudine di tanti cittadini si finge di non prendere atto che l’Italia è sotto scacco.

Dopo avere finanziato per anni la Fiat oggi scopriamo che finisce nelle mani dei francesi che fanno incetta di banche e di aziende italiane guardandosi però bene dal cedere loro beni ai nostri imprenditori.

I cinesi si sono comprati mezza Italia nel silenzio più totale dei governi succedutisi nell’ultimo decennio.

Oltre alla Pirelli, alla Candy, alla Berloni, alla Ferretti, alla Benelli, alla Plati Elettroforniture, alla Cifa, azienda di betoniere e macchine per l’edilizia, alla Cdp Reti Spa, finanziaria delle nostre reti energetiche elettriche, i cinesi hanno acquistato la Omas di Bologna, la Sixty abbigliamento di Chieti, la bergamasca “Pinco Pallino”, la Caruso, abiti da uomo di alta gamma, la Fosber, fabbrica di imballaggi di Lucca, la Salov proprietaria dei marchi d’olio Sagra e Berio.

A questo parzialissimo elenco di aziende passate in mano ai cinesi (leggi governo cinese) vanno aggiunte le partecipazioni che Pechino ha in imprese strategiche come Ansaldo Energia, Eni, Telecom italia, Generali Assicurazioni e Mediobanca.

Non c’è poi città in cui non sia cresciuto l’acquisto da parte di cittadini cinesi di tabaccherie, bar, ristoranti, parrucchieri e centri massaggio.

Notizia da confermare: nel solo 2020, l’anno orribile del virus di Wuhan, nel comune di Venezia sarebbero stati ceduti a cittadini cinesi 840 esercizi commerciali.

Sarebbe, quindi,  in corso una verifica delle Fiamme Gialle per capire se l’operazione è stata  orchestrata direttamente dal governo cinese.

Siamo tornati indietro di 150 anni quando l’Italia era divisa in tanti staterelli ed era facile preda degli stranieri. Purtroppo la classe dirigente (non solo quella politica) che abbiamo espresso bada soprattutto agli interessi personali e non tutela quelli collettivi del Paese. Un Paese, il nostro, che ha risorse intellettuali e capacità elevate in grado di primeggiare in tantissimi campi come quello, per esempio, della produzione alimentare.

L’agricoltura è il settore da cui tutto dipende: uomini d’affari (speculatori?) come George Soros, finanzieri come Warren Buffett e Joseph Safra, proprietari di aziende high tech come Steve Jobs e Bill Gates, non vivrebbero un giorno senza mangiare le patate e le carote che le nodose mani dei contadini raccolgono con fatica dalla terra che coltivano.

L’Italia ha un invidiabile primato mondiale: prodotti agricoli e zootecnici insuperabili. Lo dimostrano i dati di monitoraggio dei residui di medicinali veterinari e di altre sostanze negli animali vivi e nei prodotti animali raccolti nell’Unione Europea e nel nostro Paese dai quali emerge che, mentre in Europa i campioni non conformi sono pari allo 0,3 per cento, in Italia il dato si ferma allo 0,1 per cento.

Uno studio recente dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) – l’agenzia dell’Unione europea che fornisce consulenza scientifica indipendente e comunica i rischi esistenti associati alla catena alimentare – ha messo in luce che sostanze come rame, cadmio, piombo, mercurio, antibiotici, antiparassitari, nandrolone, boidenone, verde malachite etc. sono presenti tre volte tanto negli animali (e nei prodotti da essi derivati) degli altri Paesi europei rispetto a quelli cresciuti nei nostri allevamenti e fattorie.

È difficile riuscire a prendere coscienza della situazione grave in cui ci troviamo perché tutte le leve di comando sono nelle mani di chi attualmente governa e che non ha alcuna intenzione di invertire la rotta. Gli anticorpi però nella società ci sono. Si tratta di stimolarli.

La Chiesa cattolica ha ancora un ruolo importante per aiutare l’Italia a riprendersi dal torpore in cui è sprofondata. Deve trovare essa stessa la spinta per incoraggiare i credenti a mobilitarsi, a tornare a proporre una visione della vita ispirata agli insegnamenti evangelici.

Come ha insegnato Gesù agli apostoli: se aveste fede quanto un granello di senape (cioè, pochissima, perché il granello di senape è molto piccolo) potreste ordinare ad una montagna di spostarsi.

Chi ci crede, soprattutto se è giovane e ha ancora la vita davanti a sé, si rimbocchi le maniche, guardi avanti, s’impegni nella vita pubblica per rinnovarla e aiutare l’Italia a rimettersi in cammino.

Foto di MichaelGaida da Pixabay

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