La Cannabis light è legale? Da quando e come si è evoluta la legge

La cannabis light ha ormai raggiunto un’altissima richiesta, a riprova del fatto che questo prodotto appartiene a un mercato in forte crescita. Nonostante questa tipologia di prodotto dia...

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La cannabis light ha ormai raggiunto un’altissima richiesta, a riprova del fatto che questo prodotto appartiene a un mercato in forte crescita. Nonostante questa tipologia di prodotto dia lavoro a centinaia di aziende, la legge che regolamenta il settore non è del tutto delineata, spesso anche poco chiara, alimentando in questo modo fraintendimenti e contraddizioni.

Nell’articolo che segue andremo a sviscerare i diversi aspetti in termini di norme e leggi riguardo la cannabis light.

Cos’è la Cannabis light… Hai mai sentito parlare di Eletta campana?

La cannabis light, si ottiene dalle infiorescenze femminili di una sottospecie di Cannabis sativa (L., 1785), la Eletta campana. Ciò che contraddistingue l’Eletta campana è che, a differenza di altre varietà di Cannabis, ha una percentuale molto elevata di CBD e, di contro, un contenuto insignificante di THC; questo la rende perfetta per la produzione e il commercio di Cannabis light; in questo senso, il miglior shop di CBD lo trovi su Justbob, e rispetta pienamente la normativa, la quale prevede una percentuale di THC, nei prodotti a base di canapa, inferiori allo 0,2%.

 L’Italia è la maggiore produttrice di questa varietà, con coltivazioni in Emilia Romagna e soprattutto in Campania.

Negli anni ‘20, quando l’economia agricola del nostro paese si basava quasi esclusivamente sulla coltivazione di canapa, il 30% dell’intera produzione era dato da una sola varietà: Eletta campana. Prodotta in particolar modo nelle regioni meridionali italiane, questo tipo di canapa ha subito un forte declino nel periodo del dopoguerra, fino ai primi anni del 2000, quando cominciò a prendere piede il fenomeno della Cannabis light nel 2015.

È in questo periodo che Eletta campana torna ad essere predominante, grazie ai coltivatori indoor e outdoor che ne hanno riaperto la produzione, sulla scia del boom della marijuana light.

La Cannabis light e la legge 242/2016

Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto passi importanti in termini di normative riguardo l’uso della Cannabis. Uno in particolare è stato l’emanazione della legge 242 nel 2016.

A questa legge però, ci si è giunti gradualmente e operando una profonda revisione della legislazione che, in passato, poneva grossi limiti anche alla produzione di canapa industriale. In realtà, la nostra legislazione non ha mai vietato la coltivazione di questa pianta per uso industriale, ma un’errata interpretazione della legge ha consentito alle forze dell’ordine di perseguire chi, negli anni ‘70 e ‘80, cercava di riprendere la coltivazione della canapa per fibra o per seme.

Questa errata interpretazione è stata prassi fino all’emanazione, nel 1997, di una comunicazione del ministero delle Politiche agricole e forestali, integrata con la circolare n.1 dell’8 maggio 2002, in cui si sono disciplinati i limiti per la coltivazione della canapa industriale. Alla fine del 2016 è stato finalmente approvato il decreto di legge numero 242; questa legge, recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” è entrata in vigore il 14 gennaio 2017 e ha introdotto importanti novità riguardo la coltivazione delle diverse varietà di Cannabis a uso industriale – a cui, ricordiamo, appartiene anche la Cannabis light – .

Varietà certificate

Come si evince dall’articolo 1 della legge 242, la stessa si applica “[…]alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope […]”. Questo vuol dire che è possibile coltivare per legge solo le varietà certificate, inserite di anno in anno nel catalogo europeo; di questo elenco fanno parte, oggi, sia varietà di Cannabis sativa monoica, per lo più francesi, che molte varietà di Cannabis sativa dioiche, italiane e ungheresi.

Falle e ambiguità nella legge 242/16

Abbiamo visto, quindi, che la legge sopra citata consente la coltivazione e la vendita di Cannabis con una percentuale di THC inferiore allo 0,5%; tale percentuale è stata fissata per precauzione, in quanto concentrazioni maggiori di questo principio attivo causano effetti psicotropi. Tutto chiaro sembra, e invece no.

Il testo di legge non utilizza termini specifici, non nomina infiorescenze, radici, foglie ecc… Proprio per questo ci sono importanti falle all’interno della norma n°242; falle che generano incertezze e le incertezze, per loro natura, causano confusione e discordie, in questo caso sulla Marijuana legale in Italia.

Un altro vuoto normativo si presenta nel momento in cui la legge in questione non prende minimamente in considerazione l’utilizzo a scopo ricreativo della Cannabis light. Non è né proibito, né consentito. E allora che si fa?

Il DDL 2019

 A risolvere questa ambiguità ci pensa il Decreto DDL Cannabis Legale 2019, promosso dal Movimento Cinque Stelle. Il provvedimento vuole rendere legale l’uso ricreativo della Cannabis light, nonché la produzione e la possibilità di coltivare la Cannabis in casa.

Così facendo, il Movimento Cinque Stelle, sostiene che sarà possibile sottrarre il predominio sulla Marijuana al mercato nero e alle varie organizzazioni criminali che se lo contendono. Il 12 dicembre in Commissione di Bilancio è stato approvato, dopo un recente dietrofront, il sub emendamento che regola e autorizza il commercio di infiorescenze, radici e resina di Cannabis light.

Conclusioni

Tutto più chiaro adesso, e la Marijuana leggera, con elevati contenuti di CBD può essere commercializzata. Molti sono gli shop si trovano soprattutto online e sono tutti autorizzati e sicuri.

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