Cattolici in politica: nel 2019 prove di aggregazione?

di Alberto Comuzzi –Visto che la diaspora non ha portato ad alcun risultato tangibile qualcuno, oggi in minoranza, si chiede se non sia il caso, proprio a 100 anni...

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di Alberto Comuzzi –Visto che la diaspora non ha portato ad alcun risultato tangibile qualcuno, oggi in minoranza, si chiede se non sia il caso, proprio a 100 anni dall’Appello di don Sturzo, di riprendere con rinnovato vigore il cammino per ricomporre l’unità.

Il professor Giorgio Vecchio, ordinario di Storia contemporanea e direttore del Dipartimento di Storia all’Università di Parma (lo citiamo come stimato compagno di studi alla fine degli anni Sessanta nell’Ateneo fondato da padre Gemelli) ci potrebbe insegnare che è dal tempo del “Non expedit”, pronunciato da Pio IX, papa Mastai Ferretti, nel 1864, che si trascina la questione dell’impegno dei cattolici in politica.

Si possono avere tutte le opinioni in materia, ma un dato è inoppugnabile: la concezione della vita espressa dal pensiero cattolico ha contribuito in modo positivo allo sviluppo dell’Italia (e non solo).

Due sono le figure che più d’ogni altra hanno ben incarnato l’ideale del cattolico impegnato in politica: Don Luigi Sturzo (1871-1959) e Alcide De Gasperi (1881-1954). Al primo si deve la fondazione del Partito popolare, al secondo la costruzione della Democrazia cristiana, erede dell’intuizione sturziana di aggregare i credenti perché trasformassero in scelte politiche il loro peso sociale.

Qui riprendiamo Boscagli che osserva acutamente: «Anche il richiamo dell’appello “ai liberi e forti” di don Sturzo, che si fa più insistente con l’avvicinarsi del centenario, rischia di essere ambiguo se si dimentica quale tempra di cattolico fu il sacerdote calatino e quanto il suo Appello pescasse nella sapienza della Dottrina sociale cattolica».

Già, la tempra di cattolico. Dovrebbe far tremare le vene e i polsi autodefinirsi cattolico e ancor più cattolico democratico (evidentemente presupponendo che esistano anche cattolici non democratici); più opportuno sarebbe che altri, spontaneamente, definissero cattolico colui che, politicamente impegnato, mostrasse di praticare le virtù del vero credente.

Mai come oggi il mondo della politica ha bisogno di testimoni veri del Vangelo. Di persone appassionate che pratichino la politica convinte che essa sia «un ambito molto importante dell’esercizio della carità», come insegna la Dottrina sociale della Chiesa. Di persone che vivano “per” e non “di” politica, come sosteneva Max Weber fin dall’inizio del secolo scorso.

Sono passati cent’anni dall’Appello di don Sturzo “Agli uomini liberi e forti” e ancora oggi, rileggendolo, ci stupiamo della lungimiranza e pregnanza dei suoi contenuti.

Molti degli obiettivi lì indicati non sono ancora stati raggiunti e potrebbero essere la base programmatica per rilanciare la presenza dei cattolici nell’agorà politica nel prossimo 2019.

«Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private», proponeva don Sturzo.

«Vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali», si specificava ancora nell’Appello che chiedeva inoltre «libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche».

Dal 1992 molta acqua è passata sotto i ponti e una qualche forma di aggregazione di cattolici in politica è destinata a prendere forma. Più d’una voce autorevole del pensiero laico sembra addirittura auspicarla.

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