Beccalossi: la ludopatia emergenza del Paese

di Donatella Salambat – Viviana Beccalossi, 47 anni, bresciana (è nata a Desenzano del Garda) è da anni impegnata politicamente nel centrodestra, area nella quale s’è collocata e coerentemente...

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di Donatella Salambat – Viviana Beccalossi, 47 anni, bresciana (è nata a Desenzano del Garda) è da anni impegnata politicamente nel centrodestra, area nella quale s’è collocata e coerentemente ne ha interpretato valori e orientamenti (vedi profilo qui sotto). Dopo vari incarichi – è stata consigliere comunale, deputato, assessore regionale – nell’ultima elezione del 4 Marzo 2018, eletta consigliere regionale con 3.900 voti di preferenza, ha deciso di passare da Fratelli d’Italia al Gruppo misto, evidentemente non condividendo il nuovo corso della dirigenza del suo partito.

Tra le varie battaglie sostenute e vinte i più ricordano quella della cosiddetta “mappatura delle moschee” in Lombardia. Una campagna che l’ha vista tenere testa, con coraggio, ad un fiume di oppositori perfetti interpreti del politicamente corretto. Ma tant’è, da vera “leonessa bresciana”, Viviana l’ha spuntata; e se oggi in Lombardia una confusa islamizzazione, pericolosa per gli stessi credenti musulmani, non è avanzata, una parte del merito spetta a lei. Il sangue materno (la mamma è tedesca) e quello paterno (il papà Edgardo Beccalossi, morto a 68 anni, era un vulcanico artista) avranno inciso in qualche modo?

Beccalossi è da tempo all’attenzione dei media anche per il suo impegno a contrastare la proliferazione del gioco d’azzardo e gli effetti della ludopatia, tema su cui è tornato, nel periodo natalizio, lo stesso l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che in modo molto concreto ha inviato una lettera ai parroci perché prestino attenzione alle persone sole e alle famiglie attanagliate dal demone del gioco e dell’usura.

All’inizio di questo 2019 l’abbiamo avvicinata e, per il nostro network Alpi Media Group, formulato alcune domande alle quali ha accettato di rispondere con quella franchezza che la contraddistingue e che, in talune circostanze, deve averle procurato qualche fastidio.

Lei crede che la soglia dell’allerta terrorismo, già alta in Paesi come Francia, Inghilterra, Belgio, debba essere aumentata anche in Italia?

Credo innanzitutto nel lavoro delle Forze dell’ordine, spesso discreto e dietro le quinte. Molti si interrogano sul perché nel nostro Paese non si siano a oggi verificati casi gravi come altrove, trascurando il lavoro capillare compiuto ogni giorno da Carabinieri e Polizia in primis. L’Italia, che ha purtroppo vissuto la stagione delle stragi e del terrorismo interno, ha saputo certamente sviluppare da quelle tragiche esperienze un apparato in grado di cogliere segnali e pericoli con grande efficienza. Lo dimostrano le indagini, gli arresti e le espulsioni che sempre più spesso vedono emergere anche in Italia la presenza di lupi solitari o vere e proprie reti del terrore. La capacità di prevenzione delle nostre forze dell’ordine è quindi stata decisiva. Ovviamente il terrorismo, per definizione, non è mai completamente controllabile. Questo ci impone di tenere sempre alta la guardia. Viviamo un momento storico difficile e la massiccia immigrazione che ha interessato l’Italia negli ultimi anni non ha certamente favorito la situazione. La Legge sui luoghi di culto che avevo promosso quando ero assessore regionale si inseriva in un percorso di trasparenza: nessuno vuole impedire di professare una religione, ma tutto deve avvenire alla luce del sole e nel rispetto delle regole. Troppe moschee abusive, spesso note a tutti ma proliferate con un tacito assenso in scantinati e magazzini sono state attraversate da personaggi pericolosi o addirittura da potenziali terroristi.

La sicurezza nelle città con il progetto “Strade sicure” che vede protagonista l’Esercito ritiene che debba essere ulteriormente potenziato?

Sono sempre stata dell’idea che quando un cittadino perbene incontra una donna o un uomo in divisa, innanzitutto prova un senso di rispetto ma, soprattutto, si sente più sicuro. A temere le Forze dell’Ordine e l’Esercito sono invece i delinquenti. Mi viene da ridere quando sento qualcuno storcere il naso e parlare di militarizzazione delle città, quando invece si tratta di aumento della sicurezza, anche percepita. Per questo Strade Sicure, al tempo voluta dal Ministro La Russa, è stata un’operazione assolutamente positiva. Qualunque altra iniziativa che rilanci o addirittura rafforzi questo progetto non può che vedermi favorevole.

Ritiene che le risorse stanziate per la sicurezza dei cittadini italiani siano congrue? Del bilancio dello Stato che percentuale stanzierebbe per mantenere le nostre Forze armate in grado di svolgere i compiti loro affidati?

Non mi fermerei ai punti percentuali sul Pil, quanto piuttosto alle condizioni in cui le forze dell’Ordine sono costrette a lavorare, spesso male equipaggiate e quasi sempre in numero insufficiente a svolgere al meglio il proprio compito. Credo che nessun italiano possa accettare di sentire agenti costretti a fare collette per pagarsi le scarpe o addirittura la benzina per i mezzi. Se aggiungiamo che si parla di chi rischia la vita tutti i giorni in cambio di stipendi anche modesti, la risposta è che le risorse per la sicurezza non sono sufficienti. Confido che il Ministro Salvini, che sta dimostrando una certa sensibilità al tema, possa fare più e meglio di chi lo ha preceduto.

Lei ha sempre sostenuto vigorose campagne contro il gioco d’azzardo. Sappiamo bene chi si muove dietro le società che gestiscono casinò, slot machines e il mondo del gamble più in generale. S’è mai sentita molto esposta?

L’avere promosso la prima legge in Italia per regolamentare questa piaga sociale mi rende davvero orgogliosa. Certamente quanto ho fatto non è piaciuto a tutti e qualche danno collaterale, sotto forma di querele ma anche insulti e minacce più o meno velate, ho dovuto e devo metterlo in conto. Considero però la battaglia che ho intrapreso contro l’azzardo come la più importante e appassionante da quando mi occupo di politica e di sicuro non mi fermerò. Anche perché, dopo le promesse elettorali del Ministro Di Maio non vedo alcuna volontà concreta di frenare questo metodo che vede lo Stato utilizzare il gioco come un bancomat con cui racimolare quattrini grazie a un’offerta spropositata, che lascia poi le Regioni e i Sindaci il compito di rimettere insieme i cocci del disastro sociale causato dalla ludopatia.

Quali sono le tre urgenze che il nostro Paese è chiamato a risolvere per tornare a crescere?

Magari fossero solo tre! La mia preoccupazione è che la parte di maggioranza che fa riferimento ai 5 stelle ha una visione politica esattamente contraria a quello che servirebbe all’Italia. Invece che pensare a riforme che liberino le energie produttive, riducano il carico della burocrazia e alleggeriscano il costo dello Stato, si crea un reddito a pioggia, non selettivo, che con la scusa di aiutare chi è in difficoltà creerà enormi problemi. Invece di sostenere chi produce e crea lavoro, viene istituzionalizzato un sistema di elemosina di Stato che premierà anche i più furbi. Si bloccano le grandi opere condannando il Paese all’isolamento, si fermano i termovalorizzatori in nome di crociate che di ambientalista hanno solo la facciata. Per non parlare delle liste di proscrizione per i tecnici e addirittura gli scienziati non allineati, nel nome di uno scellerato concetto di “uno vale uno” che mortifica le competenze. Uno scenario che deve cambiare il prima possibile, pena il tracollo economico e sociale del Paese.

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