“Patrimonio dissidente”, a Lissone la mostra di Cosimo Veneziano

LISSONE – Sabato 15 giugno il MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MB) inaugura la mostra Patrimonio Dissidente dell’artista Cosimo Veneziano a cura di Anna Detheridge e promossa...

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LISSONE – Sabato 15 giugno il MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MB) inaugura la mostra Patrimonio Dissidente dell’artista Cosimo Veneziano a cura di Anna Detheridge e promossa dalla Fondazione Connecting Cultures.

La mostra racconta la ricerca di Cosimo Veneziano, focalizzata sulla nozione di patrimonio e di identità culturale ad esso correlata, guardando con approccio critico alle narrazioni plasmate durante i diversi periodi storico-politici e mutate in relazione alle nuove tendenze e sensibilità della società. Patrimonio Dissidente, attraverso la realizzazione di un archivio di opere fotografiche rielaborate artisticamente, documenta e racconta una variegata memoria non soltanto scomoda ma talvolta persino imbarazzante di statuaria, monumenti, architetture e paesaggi principalmente italiani, commissionati per motivi diversi e che hanno provocato proteste o polemiche, talvolta vandalizzati o persino rimossi, durante tutto il Novecento e fino ai nostri giorni.

Fra questi la stele di Axum, il Bigio di Brescia, un colosso nudo alto 7 metri e mezzo, il monumento al giornalista Indro Montanelli ai giardini di via Palestro a Milano, la statua di Lenin a Kyiv, rimossa soltanto nel 2015 in seguito alle proteste dell’Euromaidan, alcuni simboli del colonialismo occidentale come la statua di Cristoforo Colombo, abbattuta a Rhode Island e quella del mercante di schiavi Edward Colston, finita nelle acque del porto di Bristol nel 2020. Nella raccolta anche due controversi monumenti dedicati a figure femminili: la Violata, realizzato ad Ancona in ricordo delle donne vittime di violenza e quello dedicato all’attrice Manuela Arcuri a Porto Cesareo.

“Ho dipinto quello che c’è dietro ai monumenti perché volevo sottolineare il distaccamento che c’è tra il paesaggio in continuo movimento e la staticità di queste statue. Ho voluto dare maggior risalto al contesto e ho voluto restituire, attraverso la tecnica ad anilina con i pigmenti sciolti direttamente sulla fotografia, la presenza molto forte della natura”. (Cosimo Veneziano)

Il percorso espositivo si snoda al primo piano del Museo, rivelando fin da subito il focus della ricerca di Veneziano basato sulla continua oscillazione tra il concetto di monumentalità e la sua stessa decostruzione. La mostra si apre, quindi, con le 14 fotografie rielaborate dall’artista che sono allestite in modo bifacciale su casse di legno – le stesse utilizzate solitamente per la movimentazione e la spedizione di opere d’arte – a voler rimarcare il carattere temporaneo dei monumenti, in quanto oggetti precari in costante mutamento e ricollocazione. La scelta di intervenire sulle immagini con un trattamento manuale di coloritura ad anilina, riportando l’attenzione verso il contorno dei monumenti, rappresenta un tentativo di stabilire una connessione con l’ambiente circostante e i suoi continui mutamenti. Come scrive Rica Cerbarano: “Veneziano esce fuori dalla cornice fotografica, contaminando il bianco della carta con la vitalità del colore. L’ambiente in cui è collocato il monumento si prende il proprio spazio, allargandosi al di là dell’inquadratura che ne fissa, ancora una volta, la forma, soffocando la dimensione instabile dello spazio in cui vivono, insieme a noi, i monumenti”.

Il percorso di mostra prosegue con una fotografia di grande formato dell’affresco Apoteosi del fascismo che Luigi Montanarini ha realizzato a Roma dopo l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale e che Veneziano ripropone invitando a riflettere sui continui cambiamenti della storia, delle sue narrazioni e dei suoi simboli culturali. La parete di fronte, invece, ospita i bozzetti elaborati dall’artista e stampati su lastre in gres che propongono un racconto visivo di come i monumenti e il loro ruolo rappresentativo cambia in relazione al contesto e alla dimensione socio-culturale di ogni momento storico a dispetto dei materiali utilizzati per l’eternità quali il marmo, il bronzo e il ferro. Come scrive Pietro Gaglianò, “I monumenti riguardano sempre lo spazio: quello tangibile, urbano in cui si manifestano, e lo spazio immateriale, composto da una condizione relazionale, da un incontrollabile atlante di immagini in cui si deposita la comprensione dei monumenti stessi”.

Così, nella rilettura proposta dallo sguardo dell’artista attraverso un excursus focalizzato su diversi monumenti e architetture del panorama principalmente italiano ma non solo, il patrimonio diventa “dissidente”, aprendo un dibattito su come esso dà forma alla nostra identità culturale, configura la Storia, le storie e le memorie collettive.

La mostra rappresenta l’ultima tappa del progetto Patrimonio Dissidente sviluppato in collaborazione con l’associazione qwatz, contemporary art platform e con il sostegno di Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Le 14 opere fotografiche realizzate da Cosimo Veneziano nell’ambito del progetto, saranno acquisite dal MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nella sua collezione permanente.

Patrimonio Dissidente si chiuderà il 6 ottobre 2024 con un finissage in cui verrà ufficialmente presentato al pubblico il libro che racconta lo sviluppo del progetto, raccogliendo i contributi di tutti gli esperti coinvolti.

Cosimo Veneziano è un artista contemporaneo. La sua pratica si focalizza sul paesaggio antropocentrico e la sua resa nell’immagine fotografica. Ha realizzato opere d’arte nello spazio pubblico, tra cui il monumento a Pinot Gallizio e Constant ad Alba e il progetto per Nuovi Committenti, Futura a Rovigo a cura di a.titolo. È tra i co-fondatori della residenza internazionale Progetto Diogene.

Anna Detheridge, fondatrice e presidente di Connecting Cultures, è un’autrice, una curatrice d’arte e un’attivista culturale che porta avanti progetti che uniscono sostenibilità e cultura, oltre ad essere una studiosa delle arti visive. È stata curatrice delle pagine dell’arte (Domenicale) del Sole 24 Ore dal 1985 al 2003 e ha insegnato arti visive al Politecnico di Milano e all’Università Bocconi. Ha curato numerose importanti mostre.

Stefano Raimondi è un curatore d’arte contemporanea. Dal 2023 è Direttore Artistico del MAC di Lissone. Dal 2010 è direttore del network culturale The Blank Contemporary Art. Dal 2019 è Direttore Artistico di ArtVerona. È stato Curatore alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo dal 2011 al 2017 e nel 2011 ha coideato BACO – Base Arte Contemporanea. È membro dell’IKT – International Association of Curators of Contemporary Art.

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