Monza e Brianza, la cassa integrazione penalizza il mercato del lavoro

La provincia di Monza e Brianza è caratterizzata, sul fronte del mercato del lavoro, da una crescita molto evidente della cassa integrazione. Si tratta di un fenomeno che...

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La provincia di Monza e Brianza è caratterizzata, sul fronte del mercato del lavoro, da una crescita molto evidente della cassa integrazione. Si tratta di un fenomeno che può essere correlato, tra l’altro, alle difficoltà di reperimento delle materie prime. Quello della Brianza è, per la cassa integrazione, un andamento che va in controtendenza in confronto al dato nazionale. Nel secondo trimestre dello scorso anno, per esempio, nel nostro Paese si è verificata una contrazione dell’impiego della cassa integrazione, con un calo di quasi 79 ore ogni 1000 ore lavorate. Al contrario le ore di cassa integrazione in Brianza sono cresciute tra il primo e il secondo trimestre.

Gli altri dati del mercato del lavoro

Prendiamo in esame altri numeri che ci aiutino a capire più da vicino le dinamiche del mercato del lavoro nella città di Teodolinda. Gli avviamenti a tempo determinato rappresentano quasi il 53% del totale, mentre ben distanziati ci sono quelli a tempo indeterminato, che non raggiungono il 21%. Sul terzo gradino del podio ecco, a quota 7%, il lavoro intermittente. Solo il 3.5% degli avviamenti dei primi sei mesi dello scorso anno hanno riguardato l’apprendistato di II livello.

Le imprese riducono la durata dei contratti

Se si analizza la situazione del mercato del lavoro a Monza si intuisce che, di fronte a un futuro immediato che si presenta come molto incerto, la reazione delle aziende sembra essere stata quella di accorciare la durata dei contratti di lavoro a tempo determinato. Così, nel momento in cui i contratti arrivano a scadenza, si procede con una proroga solo nel caso in cui le condizioni economiche lo consentano; nell’eventualità contraria, invece, il lavoratore non rientra più nei piani e non fa più parte dei processi produttivi.

Il confronto tra il 2020 e il 2021

L’ultimo confronto possibile fra due anni per i quali abbiamo a disposizione dati completi è quello fra il 2020 e il 2021. Ebbene, in relazione alla durata media dei rapporti di lavoro a termine si può notare una discrasia evidente dei dati. Se la durata contrattuale media nel 2020 era pari a 270 giornate, l’anno successivo si è arrivati a 147 giornate: questo vuol dire che si è verificato un calo medio di oltre 45 punti percentuali. Nel primo semestre del 2021 ci sono state 8.730 proroghe, vale a dire oltre il 3% in più rispetto a quelle del 2020, quando erano state 8.457.

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I saldi negativi di Monza e Brianza

Lo scorso anno a Monza e provincia si è registrata una crescita del 3% delle cessazioni rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento di quasi il 35% degli avviamenti. È interessante anche effettuare un’analisi per fasce di età, dalla quale si può dedurre un saldo negativo per le persone che hanno fra i 30 e i 48 anni di età: in questo caso, infatti, la resilienza sfiora il -3%. Ancora peggio va ai lavoratori con più di 50 anni: questa è la fascia con il dato di resilienza più bassa, oltre il 10% in meno. Viceversa, per chi ha meno di 19 anni il trend è in rialzo, con una crescita di quasi l’8%.

Le esportazioni

Infine, grazie ai numeri forniti dal tavolo di concertazione provinciale per il lavoro e la formazione a cura di Afol MB possiamo dare uno sguardo anche alle esportazioni, che sono in crescita: una parziale consolazione a fronte della riduzione della durata dei rapporti di lavoro a termine, che continua a rappresentare una criticità. Le esportazioni in provincia nel secondo trimestre dello scorso anno sono aumentate di oltre il 49% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono cresciute le esportazioni di macchinari, di prodotti in legno, di sostanze chimiche, di prodotti in metallo e di apparecchi ottici e computer.

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