Si fingono poliziotti per derubare gli spacciatori rivali

Un’azione concertata tra Carabinieri e Polizia Penitenziaria ha portato allo smantellamento di una organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti operante nella Nord-Italia e nelle Province di Roma...

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Un’azione concertata tra Carabinieri e Polizia Penitenziaria ha portato allo smantellamento di una organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti operante nella Nord-Italia e nelle Province di Roma e Forlì-Cesena.

L’intervento ha visto in prima linea i Carabinieri di Monza Brianza che hanno eseguito nel corso della scorsa notte un’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 31 persone di origine straniera. Gli indagati, in alcuni casi, rubavano la droga ad altre bande rivali con false perquisizioni qualificandosi come appartenenti alle forze dell’ordine.

Sequestrati un totale di oltre 640.000 euro e 800 kg di sostanze stupefacenti che, se immesse nel mercato illegale della droga, avrebbero generato un introito di diversi milioni di euro per le casse del mercato della droga.

La manovra investigativa in atto permetteva tuttavia di comprendere che, in realtà, i soggetti che subivano i furti erano dei “pusher” a cui veniva sottratta la sostanza stupefacente.

L’evoluzione delle indagini consentiva di appurare che alcuni degli indagati acquisivano informazioni per individuare degli spacciatori da cui rifornirsi, procedendo quindi ad acquistare alcune dosi di sostanza stupefacente e, da quel momento, il pusher era oggetto di un vero e proprio pedinamento effettuato anche avvalendosi di gps e microcamere, in maniera tale da individuare il nascondiglio in cui il pusher rivale occultava lo stupefacente, di cui gli indagati si impossessavano effettuando il furto nottetempo.

Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile riscontrare come gli indagati fossero assolutamente abitudinari in tali attività, infatti in una circostanza, nel torinese, non esitavano a presentarsi davanti alla porta dell’abitazione di un pusher e, simulando di essere poliziotti, effettuavano una vera e propria perquisizione domiciliare, sottraendo la sostanza stupefacente da questo detenuta, lasciando il soggetto ammanettato all’interno dell’appartamento. In un’altra occasione, nel pavese, gli indagati, avendo notato una pattuglia dei Carabinieri, occultavano lungo il margine della strada una sacca contenente una pistola con matricola abrasa e delle placche dell’associazione Nazionale Carabinieri, utilizzate per simulare l’appartenenza all’Arma nel corso del compimento dei furti e rapine in danno degli altri pusher rivali.

Nel corso delle “perquisizioni” effettuate dai pusher però, questi non sono stati sempre “infallibili”, infatti, avendo appresso dell’arresto di un narcotrafficante loro conoscente ed avendo altresì contezza che questi detenesse dello stupefacente tipo cocaina in un’altra abitazione a lui non immediatamente riconducibile (ubicata nella bergamasca), si introducevano all’interno dell’appartamento per impossessarsi della sostanza, che tuttavia però non veniva rinvenuta.

La successiva perquisizione, eseguita dai Carabinieri, quelli veri, permetteva invece di rinvenire 10 kg di cocaina, occultati all’interno di un vano appositamente ricavato in un vecchio tavolo.

L’ampliamento delle attività tecniche permetteva altresì di comprendere che, uno dei componenti della banda era, detenuto nella casa circondariale di Lodi per altra causa, pur tuttavia continuando a coordinare gli approvvigionamenti dell’organizzazione ed impartendo ordinazioni di droga ai correi, con cui comunicava attraverso apparecchi cellulari introdotti illegalmente nel penitenziario.

Nel corso dell’indagine emergeva come l’organizzazione criminale, disponendo di due diversi canali di approvvigionamento della droga, importata direttamente dalla Spagna, attraverso corrieri di origine romena, avessero nella loro disponibilità numerosi armi, anche da guerra, detenute illegalmente: si accertava persino la vendita, ad uno degli indagati, di un kalashnikov con relativo munizionamento.

L’attività nel suo complesso portava a numerosi sequestri di droga nelle province di Milano, Torino, Savona, Pisa, Firenze poiché le indagini si estendevano nel tempo ad altri gruppi criminali operanti al di fuori della Lombardia. 23 le persone arrestate in flagranza di reato, 800 kg di sostanza stupefacente sequestrata rispettivamente suddivisa in 13 kg di cocaina, 42 kg di marijuana e 745 kg di hashish.

Addirittura in un caso, i carabinieri di Monza sono riusciti a fermare nel comune di Pero (MI) un tir con a bordo un carico di 313 kg di hashish opportunamente occultato all’interno di bidoni coperti da aglio e altri prodotti alimentari.

La conclusione delle attività investigative ha consentito acquisire elementi di reità a carico di 81 soggetti, sia italiani che extra UE (perlopiù nord-africani) nei confronti dei quali sono stati mossi complessivamente 186 capi di imputazione.

Dei numerosi soggetti indagati, solo 25 sono quelli per cui la Procura di Milano si è dichiarata competente in ordine alla commissione di almeno 60 episodi di spaccio, trasporto e compravendita di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marijuana e cocaina (tra tentati e consumati), il porto illegale di armi comuni e da guerra ed il sequestro di euro 642.500 di denaro contante derivanti dal narcotraffico, mentre per gli altri soggetti si è in attesa delle determinazioni delle altre procure territorialmente competenti.

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