Seveso, una messa per Fratel Ettore a vent’anni dalla morte

SEVESO – Il ricordo delle parole e delle innumerevoli opere di carità compiute da Fratel Ettore vive ancora forte tra la comunità sevesina. E domani alle 18 sarà...

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SEVESO – Il ricordo delle parole e delle innumerevoli opere di carità compiute da Fratel Ettore vive ancora forte tra la comunità sevesina. E domani alle 18 sarà celebrata una Santa Messa a Casa Betania (dove è sepolto) in via Isonzo 90 a Seveso.

fratel ettore

Fratel Ettore è stato definito un “Folle di Dio”, perché con la sua tenacia, spirito di sacrificio e con l’aiuto della preghiera è diventato un’icona dell’assistenza ai poveri, in una Milano, a cavallo tra anni ’70 e ’80, in pieno boom economico, ma carente di carità.

A soli 24 anni entra a far parte dei Camilliani per i quali segue per vent’anni i ragazzi affetti da distrofia muscolare, tubercolosi ed ogni tipo di infermità, all’Ospedale San Camillo di Venezia.

A 47 anni viene trasferito a Milano, dove per la prima volta, presso la clinica san Camillo, entra in contatto con la miseria e chiede di adibire a spazio di cura per i poveri, un bagnetto dell’ospedale. Da questo momento la sua vita sarà interamente dedicata ad offrire conforto agli ultimi.

Nel tempo acquista credito e gli viene offerto uno spazio da dedicare alla sua “chiamata”. Sotto i binari della stazione Centrale di Milano crea una mensa, un dormitorio ed uno spazio di preghiera, per lui sempre un faro da offrire a chiunque abbia smarrito la strada della dignità.

Le attività quotidiane dell’allora Rifugio si svolgono ora in via Assietta 32 a Milano, dove Sorella Teresa, con Laura ed Ester accolgono tutt’oggi, circa 150 persone che si appoggiano al dormitorio. Ma il cuore del progetto resta Casa Betania a Seveso, dove già ai tempi del “Rifugio di via Sammartini”, Fratel Ettore aveva intuito che la Madonna volesse una Casa, per lenire le ferite causate a quel tempo dalla diossina.

Lì risiede la comunità residenziale dove Sorella Teresa prosegue il mandato affidatole direttamente da Fratel Ettore dal 2003: “i poveri non basta sfamarli, bisogna dare loro una casa che permetta di affrancarsi non solo dalla povertà, ma dalla miseria, che è ben più profonda e radicata”.

Un’altra comunità residenziale è a Bucchianico (Ch), insieme alla Casa di Novate e negli anni una importante esperienza di carità a Bogotà (Colombia). In tutto tre Sorelle, quindi, che si dividono tra le 4 case e rifugi adibiti all’accoglienza. Dalla morte di Fratel Ettore, il 20 agosto 2004 che la ha viste miracolosamente unite nel portare avanti l’Opera, non si sono mai poste il problema di durare insieme così a lungo – semplicemente perché non hanno avuto il tempo di pensarci – è comunque un bel traguardo e un motivo di gratitudine essere ancora unite.

E’ sorella Teresa, già con Fratel Ettore dal 1994 a raccontare la sua esperienza: “a guardare indietro potremmo dire di essere state risucchiate da un vortice in cui ci siamo giocate il tutto per tutto e nel quale ci siamo spese completamente… e davvero, solo il Signore poteva trascinarci così e allo stesso tempo mantenere salde le nostre mani sulla presa e non farci mollare! E mentre correvamo sentivamo anche la necessità di esprimere sia la gratitudine per questa pietanza grossa della Carità (come diceva San Camillo) che ci era to ccata in sorte, sia l’ammirazione stupita per quell’uomo, Fratel Ettore, per mezzo del quale ci era stata data questa meravigliosa opportunità … e così, mentre ci prendevamo cura dei nostri Poveri qui e anche in Colombia e frequentavamo corsi di teologia e aggiustavamo case, tetti e caldaie, abbiamo fatto testimonianze, processioni, mostre, spettacolo delle marionette… così tanto prese dal vivere che non ci siamo proprio rese conto, ed ecco, oggi sono 20 anni! E’ il momento di rendere grazie al Signore che ci ha reso finalmente pronte (almeno lo spero fortemente!) di rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cito dalla 1Pt 3,15). E anche di azzardare una sintesi del nostro essere qui in quest’Opera che, come diceva fratel Ettore, è Opera di Dio, e meno male perché così le nostre responsabilità si riducono ad una sola, una sola nonostante i limiti, cioè quella di camminare per le Sue vie.”

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