Negli Stati Uniti il tema della marijuana è tornato con decisione al centro del dibattito politico e istituzionale. Dopo anni di posizioni rigide e contraddizioni normative, alcune indiscrezioni riportate da Axios indicano che Donald Trump starebbe valutando un possibile allentamento delle restrizioni federali, con una decisione che potrebbe arrivare già nei primi mesi del prossimo anno. Un’ipotesi che, se confermata, rappresenterebbe un punto di svolta nel rapporto tra governo federale, stati e industria della canapa.
Il tema non riguarda solo la politica interna americana, ma coinvolge anche questioni economiche, scientifiche e culturali, osservate con attenzione dai mercati internazionali e dai legislatori di molti altri Paesi.
La classificazione federale della marijuana oggi
Attualmente, a livello federale, la marijuana è inserita nella Schedule I, la categoria più restrittiva prevista dal Controlled Substances Act. In questa tabella rientrano sostanze considerate ad alto rischio di abuso e prive di un valore medico riconosciuto, come eroina e LSD.
Questa classificazione ha effetti concreti e profondi. Da un lato, limita fortemente la ricerca scientifica, rendendo complesso per università e centri di ricerca ottenere autorizzazioni e finanziamenti. Dall’altro, impone vincoli normativi e fiscali molto severi alle aziende, che operano in un contesto di costante incertezza giuridica. La Schedule I, di fatto, ha bloccato per decenni qualsiasi approccio sistemico e razionale alla regolamentazione della marijuana.
L’ipotesi di una riclassificazione federale
Secondo le indiscrezioni, l’idea al vaglio sarebbe quella di spostare la marijuana in una categoria meno restrittiva, riconoscendole una pericolosità inferiore rispetto alle sostanze di Tabella I. Una riclassificazione di questo tipo non sarebbe solo simbolica, ma produrrebbe effetti immediati e concreti.
In primo luogo, verrebbe facilitata la ricerca medica e farmacologica, permettendo studi più approfonditi su applicazioni terapeutiche, dosaggi e sicurezza. In secondo luogo, si aprirebbe la strada a una maggiore chiarezza normativa, riducendo il divario tra leggi federali e legislazioni statali. Infine, le imprese del settore potrebbero beneficiare di un alleggerimento della pressione fiscale, oggi considerata uno dei principali freni alla crescita del mercato.
Le dichiarazioni di Trump e la cautela politica
Donald Trump, intervenendo pubblicamente sul tema nei mesi scorsi, ha sottolineato quanto la questione sia complessa e divisiva. Secondo l’ex presidente, esistono forti preoccupazioni legate alla tutela dei minori e agli effetti sulla salute pubblica, elementi che rendono necessario un approccio prudente.
Proprio per questo, Trump ha definito il dossier come “molto complicato”, ribadendo l’intenzione di arrivare a una decisione ponderata e politicamente sostenibile. Una posizione che riflette il tentativo di intercettare un’opinione pubblica in evoluzione, senza alienarsi le fasce più conservatrici dell’elettorato.
Il precedente dell’amministrazione Biden
Il possibile cambio di rotta non sarebbe un caso isolato. Anche l’amministrazione Biden aveva annunciato l’intenzione di rivedere la classificazione della marijuana, ipotizzando un passaggio alla Schedule III, che include sostanze come steroidi anabolizzanti e farmaci a base di codeina.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali e le aspettative generate, tuttavia, nessuna riclassificazione concreta è mai stata formalizzata. Il risultato è stato un ulteriore stallo normativo, che ha lasciato invariata la situazione federale e alimentato frustrazione tra operatori economici, ricercatori e governi statali.
Il contrasto tra leggi federali e statali
Mentre Washington resta ferma, la realtà sul territorio racconta una storia molto diversa. Oggi quasi 40 stati, insieme al Distretto di Columbia, hanno legalizzato la marijuana per uso medico e, in molti casi, anche per uso ricreativo.
Questa frammentazione normativa crea una disconnessione sempre più evidente tra livello federale e livello statale. Le aziende operano legalmente in singoli stati, ma continuano a essere soggette a restrizioni federali che ostacolano la crescita, i finanziamenti e la logistica interstatale. Una situazione che molti analisti definiscono ormai insostenibile nel medio-lungo periodo.
Impatto economico di una possibile riforma
Una riclassificazione federale avrebbe ricadute economiche significative. Le imprese del settore potrebbero finalmente trasportare i prodotti oltre i confini statali con maggiore facilità, superando molte delle attuali barriere operative. Inoltre, l’accesso al sistema bancario e al credito diventerebbe meno problematico, favorendo investimenti e consolidamento del mercato.
Anche il fronte fiscale cambierebbe radicalmente. Oggi molte aziende sono penalizzate da normative che impediscono la deducibilità di costi operativi. Un allentamento di queste regole renderebbe il comparto più competitivo e attrattivo, sia per operatori nazionali sia per investitori internazionali.
È fondamentale precisare, però, che una riclassificazione non equivale a una legalizzazione federale totale. Resterebbero ampi margini di regolamentazione e controllo, soprattutto a livello statale, con modelli diversi a seconda dei contesti locali.
Un’opinione pubblica in rapido cambiamento
Dal punto di vista sociale, il cambiamento è già in atto. L’opinione pubblica americana appare sempre più favorevole a una revisione delle politiche sulla marijuana. Secondo un sondaggio Gallup, il 64% degli statunitensi sostiene la legalizzazione, un dato in netta crescita rispetto al 58% del 2015 e al 36% del 2005.
Questo trend riflette un cambiamento culturale profondo, legato non solo all’uso terapeutico, ma anche a una diversa percezione del rischio, della libertà individuale e del ruolo della pianta nella società contemporanea. Un’evoluzione che la politica non può più ignorare.
Uno scenario globale in trasformazione
Il possibile cambio di strategia federale negli Stati Uniti viene osservato con attenzione anche fuori dai confini americani. Le scelte di Washington hanno spesso un effetto domino, influenzando mercati, regolamentazioni e dibattiti pubblici in tutto il mondo.
Tra ricerca scientifica, sanità, industria e diritti individuali, il futuro della marijuana si inserisce in una trasformazione globale più ampia. Anche in Europa il tema è sempre più presente nel dibattito pubblico e normativo, dove espressioni come cannabis light compaiono ormai con naturalezza nel linguaggio comune, a testimonianza di un cambiamento culturale che appare difficile da arrestare.
Conclusione: un equilibrio ancora da trovare
Il futuro della marijuana negli Stati Uniti resta aperto e complesso. Tra pressioni economiche, opinione pubblica favorevole e resistenze politiche, una riclassificazione federale rappresenterebbe un segnale forte, ma non definitivo.
Ciò che appare chiaro è che il modello attuale mostra tutti i suoi limiti. Nei prossimi mesi, le decisioni prese a livello federale potrebbero ridefinire non solo il mercato americano, ma anche gli equilibri globali di un settore destinato a restare al centro del dibattito politico ed economico internazionale.



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