Le immagini drammatiche degli incendi in California erano davanti agli occhi di tutti: interi quartieri ridotti in cenere, mentre cespugli verdi e alberi rigogliosi sopravvivono a pochi metri di distanza, quasi intatti. Uno degli scenari più sconcertanti è quando un semplice filare di piante segna il confine tra una casa salva e una andata distrutta.
Incidenti di questo tipo sollevano una domanda importante: le piante giuste possono davvero proteggere la casa dal fuoco?
Nel sud della California, in particolare nella contea di Santa Barbara, è entrata in vigore una nuova proposta di regolamento chiamata “Zone 0”, che mira a vietare qualsiasi vegetazione entro cinque piedi (circa 1,5 metri) da edifici residenziali. L’obiettivo è semplice: eliminare piante troppo infiammabili vicino all’abitazione. Alcuni scienziati mettono però in dubbio l’efficacia di questa misura. Secondo i dati raccolti dopo i recenti incendi a Los Angeles, una vegetazione sana e ben curata può rallentare la diffusione del fuoco e bloccare le braci trasportate dal vento.
Cosa prevede la “Zone 0” californiana
L’origine della “Zone 0” risale alle norme AB 3074 (2020) e alla successiva SB 504 (2024), che hanno incaricato il Board of Forestry and Fire Protection di creare una fascia resistente alle braci entro 1,5 m dalle strutture. Il Governatore Newsom ha formalizzato l’impegno con l’Executive Order N‑18‑25. Secondo la proposta di regolamentazione “Zone 0”, se una casa si trova in un’area a rischio di incendio elevato (come molte in California), i proprietari saranno costretti a eliminare:
- erba,
- arbusti,
- alberi,
- pacciamature di legno o sintetiche,
- prati in erba artificiale,
- strutture in legno come cancelli o verande,
- barbecue a gas e bombole di propano.
L’unica eccezione prevista riguarda materiali inerti come cemento o ghiaia. Queste misure dovrebbero entrare in vigore entro dicembre 2025.
Cosa dice la scienza: non tutte le piante sono uguali
Quando una pianta viva viene esposta al calore di un incendio, prima che possa bruciare deve perdere tutta l’umidità interna attraverso evaporazione. Questo processo non solo ritarda l’ignizione, ma raffredda anche l’area circostante. È per questo che piante ben irrigate e curate possono funzionare come barriere termiche, assorbendo calore e rallentando la diffusione del fuoco.
Al contrario, piante secche, stressate dalla siccità o abbandonate sono altamente infiammabili. La chiave, dicono gli esperti, non è eliminare ogni forma di vegetazione, ma mantenere le piante in buone condizioni: irrigate, potate, prive di rami morti o foglie secche. Si tratta della cosiddetta prevenzione a costo zero.
Cosa succede in Italia?
In Italia, la gestione del rischio incendi si basa su un approccio definito di “interfaccia urbano-rurale”, che prende in considerazione l’interazione tra aree edificate e territorio boschivo o agricolo. La Legge 353 del 2000 e il Codice Penale (art. 423-bis e 424) regolano la prevenzione e la responsabilità degli incendi boschivi. I Comuni sono obbligati a censire le aree percorse dal fuoco e a pianificare misure di prevenzione, come:
- la creazione di fasce di protezione prive di vegetazione secca attorno a edifici e strade,
- l’utilizzo di specie resistenti al fuoco, come rosmarino, alloro, oleandro, carrubo e olivo,
- la promozione della manutenzione costante dei giardini privati nelle aree a rischio.
Secondo la Protezione Civile, regioni come Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna sono tra le più vulnerabili durante i mesi estivi, quando le alte temperature e la siccità creano un ambiente ideale per gli incendi. Ecco alcuni dei casi di incendi più difficili capitati in Italia negli ultimi anni:
- Estate 2021: oltre 000 ettari bruciati, sei vittime, principalmente in Calabria, Sardegna, Sicilia; cause: incendi dolosi organizzati; danni stimati per circa 5,6 miliardi di euro.
- Estate 2023: circa 49.ettari coinvolti, di cui 8.500 di foreste; Sicilia e Calabria rappresentano il 95% della superficie bruciata.
- Estate 2024: inceneriti 783 ettari (9.000 di boschi); colpite 16 regioni, soprattutto Sicilia, Sardegna, Calabria e Campania; 27 % degli incendi in aree protette.
Cosa insegnano gli incendi di Los Angeles
Durante gli incendi di gennaio a Los Angeles, i vigili del fuoco hanno notato un pattern ricorrente: le case spesso bruciavano prima delle piante circostanti. Molte volte le braci trasportate dal vento penetravano tetti, grondaie o intercapedini, accendendo gli edifici, che a loro volta propagavano il fuoco verso le piante e le strutture vicine.
La lezione? Eliminare completamente la vegetazione vicina non è sempre la risposta. Piuttosto, è essenziale rendere resiliente l’intera proprietà: tetti in materiale ignifugo, grondaie pulite, infissi a tenuta, e piante curate. Ecco alcune buone pratiche per proteggere la casa dagli incendi:
- Potare regolarmente alberi e siepi.
- Rimuovere foglie e ramaglie secche.
- Creare una fascia di sicurezza attorno all’abitazione (senza vegetazione infiammabile).
- Scegliere specie vegetali resistenti al fuoco, tipiche del nostro clima mediterraneo.
- Mantenere sistemi di irrigazione funzionanti.
Le nuove regolamentazioni in California e in Italia: chi decide?
Come in Italia, anche negli USA e in California esistono diversi enti e commissioni che stabiliscono le normative in materia di sicurezza pubblica. Ad esempio, il California Air Resources Board gestisce gli standard sulla qualità dell’aria. Il Department of Cannabis Control licenza e regola le attività commerciali della cannabis, mentre le piattaforme di scommesse sportive, lotterie e tutti casino online sono soggette a rigorose norme da parte della California Gambling Control Commission. Per quanto riguarda la prevenzione antincendi, invece, entra in gioco il Board of Forestry and Fire Protection, che definisce le zone di protezione e stabilisce i requisiti per le proprietà nelle aree a rischio elevato.
In Italia, la cannabis legale è regolata dal Ministero della Salute e dall’AIFA per uso medico, mentre il Ministero dell’Agricoltura supervisiona la canapa industriale. Il gioco d’azzardo online, invece, è controllato dall’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), che rilascia licenze e vigila sulla legalità delle piattaforme.
Conclusione
Negli ultimi anni, la frequenza e l’intensità degli incendi hanno evidenziato la necessità di politiche più efficaci e scientificamente fondate. Mentre in California si discute la controversa “Zone 0”, in Italia sono già attive misure di prevenzione più flessibili, coordinate da Protezione Civile, Regioni e Comuni. Ordinanze stagionali, catasti delle aree bruciate e limiti alle attività a rischio rafforzano la resilienza del territorio.
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