Green Pass, dall’ipnosi collettiva non ci si sveglia

di Alberto Comuzzi – Milano, ore 8.30 bar di viale Suzzani, zona Niguarda (roccaforte di elettori Pd): per accedere al locale viene chiesto il green pass. L’avventore mostra...

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di Alberto Comuzzi – Milano, ore 8.30 bar di viale Suzzani, zona Niguarda (roccaforte di elettori Pd): per accedere al locale viene chiesto il green pass. L’avventore mostra il documento richiesto e interpella la barista: «Si rende conto che se io non avessi avuto il green pass lei non mi avrebbe servito il caffè e avrebbe perso un cliente?». Risposta: «Ma noi siamo tenuti a rispettare le regole del Governo; e poi ormai il green pass è illimitato».

Il cliente: «Scusi, signora, ma lei ha capito che cosa significhi illimitato? Significa che il Governo obbligherà tutti i cittadini a muoversi con il green pass fino alla fine dei loro giorni. Vedrà. Si avvicina l’estate e i contagi diminuiscono, quindi diventa complicato per il Governo giustificare ulteriori restrizioni. In Autunno, può stare certa, si paleserà una nuova variante del virus di Wuhan in modo da rinchiudere fino alla successiva primavera i cittadini che non avranno fatto la quarta e probabilmente la quinta dose per mantenere illimitato il proprio documento. Il green pass è uno strumento di controllo della popolazione». Stupore della barista rivelato dagli occhi smarriti ben visibili sopra la mascherina bianca FFp2, quasi a voler dire: «Già, non ci avevo pensato».

Varese, ore 11.30 una delle poche edicole non all’aperto. «Può mostrare il green pass, per favore?» chiede l’edicolante all’avventore di cui sopra. «Se ne fossi sprovvisto», risponde il medesimo, «si rende conto che avrebbe perso un cliente, magari disposto ad acquistare più di un quotidiano?». Risposta laconica dell’edicolante, persona visibilmente avvilita: «Lo so. ma che cosa posso fare?». «Scuotersi, ragionare su che cosa sta accadendo da due anni a questa parte, reagire senza timore e aggregarsi con milioni di commercianti per protestare contro un Governo che li sta umiliando e affamando», incalza con veemenza l’avventore.

Ore 13.05 lungolago di Gavirate (Va). Surreale scenetta di un gruppetto di adulti (presumibilmente persone non munite di lasciapassare) che consumano il pranzo accomodati su seggioline pieghevoli davanti ad un bar, con tanto di tavolini all’aperto. Patetico lo sguardo del titolare e sconsolato il suo commento: «Qui ci fanno morire a fuoco lento. In Svizzera e negli altri Paesi europei è tutto aperto. Questi cornuti (i governanti n.d.r.) devono andarsene. Ma dobbiamo legare la nostra vita al green pass?».

Ecco, questo signore ha capito ciò che sta accadendo semplicemente perché tocca con mano la diminuzione quotidiana degli incassi. Restare aperto senza clienti non è una conquista, ma un suicidio. L’ipnosi collettiva, dopo due anni di terrore e di divisione delle persone, finirà quando gli italiani che hanno fatto la terza dose (e che presto saranno costretti a fare la quarta) si uniranno a quelli che hanno fatto la seconda (e che se ne guardano bene di fare la terza). Dalla loro unione potrà levarsi una efficace protesta per un cambio di rotta. Gira voce negli ambienti sanitari che siano più di 8.000 i medici riottosi ad accettare la terza dose. Costoro, proprio tra Dicembre 2020 e Gennaio 2021, furono tra i primi a farsi vaccinare.

Gli effetti collaterali che comincerebbero a venire alla luce sarebbero la causa di tale riluttanza. Il condizionale ovviamente è d’obbligo perché l’Agenzia del farmaco Aifa non mette a disposizione i dati sugli effetti dei vaccini sperimentali. Certo è che se davvero i medici cominciano a dubitare dei vaccini (hanno dei riscontri che l’opinione pubblica ignora?), crolla tutto il sistema che grazie a loro il Governo ha costruito e sotto il crollo sparisce il green pass.

Lo stato ipnotico in cui sono calati milioni di italiani, per il momento, non crea danni. Che cosa succederà quando costoro si sveglieranno e comprenderanno in che trappola li hanno cacciati?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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