Tumore polmonare, il San Gerardo studia nuove strategie di cura

Una fase pilota con la valutazione di 44 pazienti con l’obiettivo di sviluppare nuove nuove strategie terapeutiche nel tumore polmonare non a piccole cellule in fase avanzata (NSCLC). È il...

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Una fase pilota con la valutazione di 44 pazienti con l’obiettivo di sviluppare nuove nuove strategie terapeutiche nel tumore polmonare non a piccole cellule in fase avanzata (NSCLC). È il primo risultato di “Debios”, lo studio condotto dall’Oncologia medica del San Gerardo di Monza nei pazienti affetti da carcinoma polmonare in fase avanzata.

In Italia, tra i tumori diagnosticati nel 2015, le neoplasie polmonari sono per incidenza al secondo posto tra la popolazione maschile e al terzo in quella femminile, rappresentando rispettivamente il 15 e il 6 per cento di tutti i tumori. Questi dati sono sostanzialmente in linea con quanto si evidenzia nell’area di Monza e Brianza dove l’incidenza è di 390 nuovi casi ogni anno negli uomini (15%) e di 147 nuovi casi per le femmine (6,5%). Per quanto concerne la mortalità, la neoplasia polmonare è al primo posto tra gli uomini (26%) e al terzo (11%) nelle donne, dopo i tumori della mammella e del colon-retto.

I carcinomi non a piccole cellule, che insorgono generalmente in pazienti fumatori, sono molto eterogenei: la suddivisione in squamosi e non squamosi tuttavia è solo un’estrema semplificazione di una realtà molto articolata e complessa che comprende neoplasie molto diverse tra loro in termini di prognosi.

“Per molti anni – spiega Paolo Bidoli, Direttore della struttura di Oncologia medica – la chemioterapia ha rappresentato l’unico presidio terapeutico per la cura dei pazienti affetti da NSCLC in fase avanzata. Tale trattamento, finalizzato a distruggere le cellule tumorali senza una precisa selezione, ha raggiunto però una soglia di risultati difficilmente superabile”. Nell’ultimo periodo le terapie biologiche e più recentemente l’immuno oncologia hanno dimostrato di essere in grado di allungare in maniera significativa la sopravvivenza dei pazienti, a fronte di una buona tollerabilità.

Grazie a questi approcci, molti pazienti convivono con la malattia e, in alcuni casi, non è impossibile sperare di arrivare ad una vera e propria guarigione. Purtroppo la capacità di adattamento alle cure instaurate, unitamente all’eterogeneità del tumore, comporta ancora una elevata incidenza di progressioni di malattia. Infatti le terapie “a bersaglio molecolare”, i cosiddetti “farmaci intelligenti”, a fronte di una efficacia iniziale, tendono a perdere attività nel tempo per l’insorgenza di meccanismi di resistenza.

“Normalmente, nella pratica clinica – prosegue Bidoli – vengono ricercate per ogni singolo paziente solo le principali mutazioni/traslocazioni dei geni. Per contrastare l’insorgenza di meccanismi di resistenza, in accordo con la Fondazione Tecnomed dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, abbiamo pensato di procedere al sequenziamento di un numero molto più ampio di lesioni genetiche e somatiche attraverso lo studio del genoma tumorale in tutti i pazienti con carcinoma NSCLC non squamoso o squamoso non fumatore, afferenti al nostro ospedale, e candidati ad un trattamento di prima linea. Lo scopo è quello di ricercare un pannello genetico più completo atto ad identificare ulteriori e più rare alterazioni potenzialmente utili per il percorso terapeutico del paziente. Unico limite è la disponibilità di campioni di tessuto sufficienti per l’analisi. Per questo motivo, a breve, il progetto verrà ampliato anche con la determinazione della cosiddetta “biopsia liquida”, testata sul plasma per i casi in cui la disponibilità del campione risulta insufficiente per l’analisi del tessuto.

“La ASST di Monza – sottolinea il Direttore Generale Matteo Stocco – attraverso questo progetto darà un contributo importante nel migliorare la strategia terapeutica secondo un concetto di medicina di precisione e, a valle dell’aspetto primario clinico, aiuterà ad incrementare l’appropriatezza prescrittiva dei farmaci con un evidente risparmio per il nostro SSN. Ancora una volta i professionisti del San Gerardo si mettono in luce e soprattutto al servizio della comunità scientifica”.

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